Senza Instagram, in questo periodo, ci perderemmo molte interviste importanti ma anche aneddoti e curiosità nascoste. L’ultimo a essere stato intervistato, questa volta dal giornalista Nicolò Schira, è Ciccio Colonnese. L’ex difensore interista ha raccontato la sua carriera calcistica, in particolare l’esperienza nerazzurra, probabilmente la più importante per lui. Lui che non nasconde il suo tifo incondizionato: “Oggi sono un ultrà dell’Inter. Sono esageratamente tifoso nerazzurro, non sono equilibrato quando parlo dei nerazzurri…”.
L’ARRIVO ALL’INTER E IL 1998 – “Dopo l’esperienza alla Roma arrivai all’Inter a novembre su richiesta di mister Simoni. Arrivo in punta di piedi e nel giro di qualche settimana divento titolare fisso”. “Il nostro cuore sanguina ancora. Quello scudetto era il nostro e lo sentiamo ancora nostra. Tutta quella squadra è anti-juventina alla morte per quel Juve-Inter di 22 anni fa. Eravamo allibiti per quello che accadeva quell’anno. La Juve era forte come noi, ma pensavamo che qualcosa di non chiaro c’era. Se c’erano le telecamere come oggi 5-6 di noi sarebbero stati squalificati a vita. Volevamo fare una strage a fine partita negli spogliatoi”.
RONALDO, IL FENOMENO – “Il Fenomeno era un extraterrestre. Non c’è paragone tra lui e l’attuale Ronaldo, idem con Messi. All’epoca ti marcavano a tutto campo e a uomo. Gli arbitri non fischiavano e i difensori spaccavano le gambe. Lui era devastante: andate a rivedervi la doppietta che fece nel fango a Mosca contro lo Spartak. Sembrava danzare sul pallone e passava in mezzo agli avversari a doppia velocità. Ronaldo era un fenomeno in campo e fuori. Ragazzo dolcissimo e tranquillissimo: in allenamento uno contro uno nessuno riusciva a fermarlo. Fuori dal campo era un Fenomeno anche lì: aveva le donne più belle mondo pur non essendo Brad Pitt…”.
FINALE DI PARIGI – “Vincere la Coppa UEFA fu una gioia immensa. La notte perfetta. Un successo nato il giorno prima, quando andammo a fare la rifinitura al Parco dei Principi. La Lazio sembrava in vacanza, Mancini e Nedved continuavano a fare colpi di tacco e palleggi. Quando torniamo in albergo sentiamo i tifosi laziali che erano straconvinti di vincere 3-4 a zero. Ci caricammo ancora di più. Il giorno della partita il Fenomeno lesse sui giornali che la Lazio era l’unica difesa alla quale non aveva segnato, con alcune loro dichiarazioni che dicevano di sapere come fermarlo. Non l’avessero mai fatto! Ronnie ci disse che gli avrebbe fatto venire il mal di testa: l’hanno stuzzicato e lui li mandò tutti al tavolo del bar con le sue finte ridicolizzando la difesa laziale in occasione del 3-0. Mai stuzzicare Ronaldo…”.
SIMONI – “Aveva creato all’Inter un gruppo straordinario in cui c’era un incredibile rispetto dei ruoli, dove nessuno si azzardava a lamentarsi quando non giocava. A giro siamo stati tutti in panchina tranne uno, il Fenomeno, e nessuno si è mai azzardato a dire qualcosa al mister”. Lo stesso mister che lo volle con lui nell’esperienza nerazzurra, dopo averlo allenato anche in passato.
TARIBO WEST – “Ogni tanto lo dovevo tenere a bada in campo, perché partiva all’attacco per fare gol e lasciava me e Bergomi da soli dietro. Ullalah diceva sempre, un personaggio e un ragazzo unico. Quando era concentrato, era un amimale fisicamente. Insuperabile per tanti attaccanti che si scontravano contro di lui. Taribo marcava Nicola Caccia durante Inter-Atalanta e a palla lontana lo azzannò all’orecchio, urlando a Nicola ‘ti mangio’. Ti lascio immaginare la reazione di Caccia che iniziò a urlare in napoletano tutto spaventato”.
QUELLA NOTTE IN HOTEL – “Alloggiavamo all’Hotel Jolly e mi chiamano dalla reception perché Taribo era tutta la notte che urlava come un pazzo. Aveva litigato con la fidanzata e stava fuori di sé, aveva cacciato tutto fuori dalla stanza, smontando la camera. Mi sono immolato per la squadra, pensavo mi tirasse un cazzotto e invece l’ho calmato. Meno male che sapevo come prenderlo, altrimenti mi avrebbe ammazzato di botte. L’abbiamo tenuta nascosta per quasi 30 anni questa storia, ma stasera sei riuscito a farmela raccontare. Una bomba vera…”.
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