CorSera – Arriva la conferma di Ibrahimovic: “Ci vediamo presto in Italia. E andrò in una squadra che deve vincere di nuovo e rinnovare la propria storia”
Da settimane si parla di un ritorno nel nostro campionato dell'attaccante dopo l'esperienza ai LA GalaxyDove andrà Zlatan Ibrahimovic? Dopo il divorzio con i LA Galaxy infatti il centravanti svedese è pronto per una nuova avventura. E sono sempre più pressanti, da settimane, le voci che vogliono l’ex attaccante, tra le altre, dell’Inter, in Italia da gennaio. Del proprio futuro, confermando a sorpresa le indiscrezioni dei giorni scorsi circa il ritorno nel nostro paese, ha parlato lo stesso Ibrahimovic. Queste, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, le anticipazioni dell’intervista che comparirà sul numero di GQ Italia, in edicola da domani:
“Andrò in una squadra che deve vincere di nuovo, che deve rinnovare la propria storia, che è in cerca di una sfida contro tutti. Solo così riuscirò a trovare gli stimoli necessari per sorprendervi ancora. Come calciatore non si tratta solo di scegliere una squadra, ci sono altri fattori che devono quadrare. Anche negli interessi della mia famiglia. Ci vediamo presto in Italia“.
Il centravanti svedese ha poi continuato, analizzando anche la propria esperienza negli Stati Uniti: “Ci sono calciatori che giocano a calcio e altri che pensano il calcio. Quando uno pensa inventa un nuovo modo di fare calcio, gli altri seguono e basta. Io amo fare la differenza. Non voglio fare bene solo una o due cose, voglio farle bene tutte. Sono molto contento di aver fatto questa esperienza a Los Angeles, anche perché dopo l’infortunio molti dicevano che non sarei più stato in grado di giocare, invece ho dimostrato che posso ancora fare la differenza. A livello tecnico e tattico devono ancora crescere. Corrono, ma non sono abituati a giocare con i piedi, perché in tutti i loro sport tradizionali usano le mani“.
Infine, un commento anche sui molti episodi di razzismo, che purtroppo continuano a essere all’ordine del giorno: “Mettere la maglia “No al razzismo” è bello, ma non risolve il problema. Meglio togliere tre punti, sospendere la partita e perdere l’incasso, così rischi di andare in serie B. Devi essere severo, la gente non capisce fino a quando non paga le conseguenze. Quando ero in Italia mi gridavano “zingaro!”. È razzismo anche quello, è ignoranza, anche se poi quando mi vedono fuori dallo stadio mi fanno i complimenti e vogliono farsi una foto con me“.
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