In attesa che Inter e Milan consegnino al Comune di Milano l’attesissimo documento (Docfap) per l’acquisto di San Siro, delle aree circostanti e dei diritti di costruzione, sorge spontanea una domanda: cosa ne sarà del Meazza?
L’idea dei due club, infatti, è quella di costruire un nuovo stadio nell’area attualmente destinata ai parcheggi, senza però demolire del tutto il ‘vecchio’ impianto. Come riportato dall’approfondimento realizzato questa mattina sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, il piano per la costruzione del nuovo San Siro comporta l’abbattimento di circa il 75-80% della struttura esistente, un sacrificio inevitabile ma che ha il sapore di un atto quasi blasfemo. Andiamo dunque a vedere come avverrebbe la demolizione, ma soprattutto con quali costi e tempi.
Un primo dato su tutti: soltanto per la demolizione dello stadio si stima una spesa di 80 milioni di euro. Abbatterlo ha un prezzo, e non solo economico. Per comprendere meglio il processo, è stato realizzato dalla rosea un paragone con quanto avvenuto a Bergamo, dove lo stadio Gewiss (ex Atleti Azzurri d’Italia) è stato parzialmente ricostruito. A tal proposito è stato ascoltato il parere di Roberto Spagnolo, responsabile del progetto di rifacimento dell’impianto dell’Atalanta. Anche in quel caso sono state abbattute alcune parti della struttura, sebbene in misura minore rispetto a quanto previsto per San Siro. La metodologia, però, è simile.
Non si ricorrerà all’esplosivo: “Si utilizzeranno macchinari specializzati. Si parte con la rimozione degli elementi non in cemento, come vetri, barriere e porte, in una fase chiamata ‘strip out’. Successivamente, entrano in gioco grandi pinze meccaniche per demolire la struttura. Infine, il materiale viene frantumato, separando il calcestruzzo dal ferro”. Per molti tifosi, questo significherà dire addio a un luogo carico di ricordi.
Rispetto a Bergamo, c’è almeno un vantaggio: l’area di San Siro offre maggiori spazi di manovra. La demolizione partirà dal tetto, procedendo verso il basso: prima il terzo anello, poi il secondo, infine il primo. Spagnolo stima che l’operazione possa durare dai due ai quattro mesi, tempi inevitabilmente più lunghi rispetto ai 15 giorni impiegati per l’abbattimento parziale dello stadio di Bergamo, considerata la maggiore complessità dell’intervento. Inoltre, parte della struttura sarà conservata: l’angolo Sud-Est dello stadio, comprensivo di una sezione della tribuna arancio e della Curva Sud, verrà mantenuto per ospitare eventi, con l’aggiunta di spazi commerciali e museali.
Tutto ciò potrebbe sembrare lineare, ma non lo è. San Siro risale agli anni Venti, il che impone analisi approfondite sui materiali da smaltire: “All’epoca si usavano sostanze come cromo e solfati e vanno trattate in discariche specializzate. Anche l’amianto potrebbe essere presente in alcune coperture”. Smaltire i detriti non è un dettaglio trascurabile, sia in termini di costi che di logistica. Il calcestruzzo viene frantumato e trasportato, ma trovare discariche disponibili sarà una sfida.
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