Felipe Melo: “Sono interista e tornerò a San Siro per saltare in curva. De Boer fece cag**te, Chiellini senza etica”
Il brasiliano ha parlato anche dell'impiego di Vidal ed Eriksen negli schemi di ConteHa giocato una stagione e mezza all’Inter e la sua esperienza è stata caratterizzata da alti e bassi. Felipe Melo arrivò a Milano nell’agosto del 2015, voluto fortemente da Mancini che lo conosceva già dai tempi del Galatasaray. In un’intervista per La Gazzetta dello Sport, il brasiliano ha raccontato a 360 gradi la sua avventura in nerazzurro e non solo.
INTERISTA DOC – “Quando passerà questo momento tornerò a San Siro per urlare in curva con i tifosi dell’Inter. Sono interista fin da piccolo. Con Pioli e il suo vice ho avuto un ottimo rapporto e mi fa piacere vederlo ora in testa alla classifica”.
DE BOER – “Come allenatore ha fatto diversi errori. Ha portato Gabigol e non ha giocato, che poi ha fatto bene in altre squadre. In Inghilterra non ha fatto bene: in 50 partite ne ha vinte 2. All’Inter non ha fatto bene, ma non si può dire che è un allenatore scarso. Io con lui passai da titolare a panchinaro, ma mi allenavo come prima: ero sempre pronto ed era una sua scelta non farmi giocare. Non parlava nulla di italiano e ha fatto delle ca**te incredibili. Però è colpa sua o di chi lo ha portato all’Inter?”.
VIDAL ED ERIKSEN – “Entrambi non giocavano sempre nei club in cui erano. Vidal lo considero un top player, ma non è più quello di 5 anni fa. Oggi ha più esperienza, ma sicuramente non ha più quantità come prima. Eriksen non l’ho mai visto come top player al Tottenham. Ho giocato contro di lui e mi sembrava un buon giocatore, ma non un top. Gli darei comunque fiducia, perché ha qualità per fare assist e segnare le punizioni. Se porti un giocatore così devi dargli fiducia. Il problema di Conte è questo: se sbaglia 1 o 2 partite lo mette da parte. Serve continuità e dopo si valuta meglio”.
CHIELLINI – “E’ una bandiera alla Juventus. Nel calcio quello che succede negli spogliatoi rimane lì. Se lui ha parlato male di un compagno di nazionale, allora domani può parlare male di uno che gioca con lui oggi. Si chiama etica: io non mi permetto di parlare male di lui.
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