Infantino: “Prima la salute, poi il resto. Ripresa del calcio? Prepariamoci anche al peggio. Lo scudetto…”
Il presidente della Fifa, noto tifoso dell'Inter, fa il punto sull'emergenza coronavirus e sugli impatti nel mondo del calcioGianni Infantino, presidente della FIFA e noto tifoso dell’Inter, si è concesso ai microfoni de La Gazzetta dello Sport nel giorno del suo 50esimo compleanno: “In momenti così anche un compleanno speciale passa in secondo piano. Lavoro forse di più. Abbiamo preso decisioni importanti. Ma quello che succede relativizza molte cose, calcio compreso”.
La ripresa del calcio e dello sport: “Prima la salute. Poi tutto il resto. E il resto, per i dirigenti, significa sperare il meglio ma anche prepararsi al peggio. Senza panico, diciamolo chiaramente: si giocherà quando si potrà senza mettere a rischio la salute di nessuno. Federazioni e leghe siano pronte a seguire le raccomandazioni di governi e Oms. Io ringrazio dottori, infermieri e tutti quelli che rischiano la loro vita per salvarne altre. Loro sono eroi”.
Il ruolo della Fifa: “Abbiamo dimostrato spirito di cooperazione e solidarietà con Europa e Sudamerica. Ora pensiamo al calendario delle nazionali. E alle modifiche e alle dispense temporanee per i regolamenti sullo status dei calciatori e i trasferimenti. Per proteggere i contratti e adeguare i periodi di registrazione. Servono misure dure. Ma non c’è scelta. Dovremo tutti fare sacrifici”.
Interventi economici: “Grazie alla nostra solida situazione finanziaria possiamo proporre misure di solidarietà. Dieci milioni di dollari al fondo Oms. Poi l’istituzione di un fondo globale di assistenza al calcio. Grazie agli ultimi quattro anni, la Fifa gode di ottima salute e risorse. Le riserve sono per situazioni di crisi Fifa, ma qui è una crisi del calcio mondiale. E mi sembra ovvio che dobbiamo fare tutto”.
La possibile recessione nel mondo del calcio: “Si rischia. Serve una valutazione dell’impatto economico globale. Ora è difficile, non sappiamo quando si torna alla normalità. Ma guardiamo alle opportunità. Possiamo forse riformare il calcio mondiale facendo un passo indietro. Con formati diversi. Meno tornei, ma più interessanti. Forse meno squadre, ma più equilibrate. Meno partite per proteggere la salute dei calciatori, ma più combattute. Non è fantascienza, parliamone. Quantifichiamo i danni, vediamo come coprirli, facciamo sacrifici – sarà avvantaggiato chi ha gestito la propria “azienda” in modo sano – e ripartiamo. Non da zero, siamo privilegiati. Ma salviamo tutti assieme il calcio da una crisi che rischia di essere irreversibile”.
Sul Var: “Ormai è indispensabile. Se usata come si deve, le critiche si placheranno. Può essere perfezionata, ma il fatto è che in alcuni paesi non rispettano il protocollo Ifab. È importante capire che la Var aiuta l’arbitro, e non che sia un altro a prendere le decisioni”.
Il tempo libero: “Purtroppo, non ho “più tempo”, neanche stando a casa. Ma se ne avessi mi rivedrei partite leggendarie come Italia-Brasile dell’82, Italia-Germania del 2006 o il triplete Inter 2010. Mi manca proprio il calcio”.
Lo scudetto in Italia: “Non sarebbe corretto dire qualcosa. E non è una decisione Fifa. Se mi sarà chiesta, darò la mia opinione. Ma il calcio, e lo scudetto, non mi sembrano ora le cose più importanti”.
Il campionato di Serie A: “Finora è stato molto interessante. Complimenti a Juve, Lazio e Inter. Bene, anzi, benissimo l’Atalanta che ha entusiasmato tutti in Champions”.
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