FOCUS – Niente paura: è pazza ed è bella proprio per questo
Inter, dopo il Cagliari non c’è da stupirsi
Pazza Inter amala, tre parole dell’inno nerazzurro che dicono più di quanto si possa immaginare. Un amore, quello per la propria squadra del cuore, paragonabile ad un patto per la vita, una fedeltà assoluta che si concretizza nella sempreverde espressione “finché morte non ci separi”. Il tifoso nerazzurro ha deciso di sposare la sua Inter, chi dal primo respiro, chi da un particolare momento che lo ha legato indissolubilmente ai colori nerazzurri. Ha deciso di imbarcarsi in questa avventura dai contorni mai ben stabiliti, ha voluto scegliere di vivere in una montagna russa che dopo una facile e comoda discesa può presentare all’improvviso una salita inaspettata e non messa in conto.
Un inizio timido contro il Torino, la roboante vittoria contro il Sassuolo, lo stop inaspettato contro il Palermo, la vittoria tutto sommato comoda contro l’Atalanta. I tre punti contro il Cagliari, fanalino di coda del campionato e squadra neanche lontanamente assimilabile ad un undici allenato dall’offensivo Zeman, sembrano scontati. Partenza da incubo, subito vantaggio dei sardi, moto di orgoglio di Osvaldo e poi la nave affonda rapidamente, spinta da colui il quale doveva dare l’esempio, il “Capitano” Yuto Nagatomo.
Ingiusto sarebbe prendersela solo col giapponese avendo alla mente una squadra che non ha funzionato per 10/11, facendo salvo solo il povero Handanovic, ritornato agli incubi di un neanche troppo lontano passato. Di certo, il salto col passat,o è per certi versi devastante. Da Javier Zanetti ad un bravo ragazzo come Ranocchia, lasciato a riposo da Mazzarri, la fascia finisce sul braccio del “modesto” Nagatomo, giocatore dalle buone doti tecniche e fisiche ma di sicuro non con un carattere pronto a sopportare le inevitabili tensioni di questo ruolo di responsabilità.
Eccessi, di una squadra che non ha mai conosciuto la normalità, in comportamenti, risultati, statistiche e dinamiche varie. Non bisogna per forza soffermarsi sull’evidente contraddizione di un 1-4 contro il Cagliari arrivato due settimane dopo un 7 a 0 contro il Sassuolo, basta andare all’anno scorso per evidenziare come proprio dopo un altro rocambolesco 0-7 in casa degli emiliani, cominciò il crollo dell’Inter. Basterebbe non vincere 7 a 0 contro il Sassuolo si potrebbe pensare, ma per nostra fortuna o sfortuna, la Pazza Inter, nella sua storia più recente, ha regalato altri tratti simili, di questa montagna russa mozzafiato.
San Siro, il più delle volte, come scenario di un’ambientazione quasi horror, in cui si sono celebrate le disfatte più nere (che azzurre) della storia. Le trasferte, generalmente, hanno regalato maggiori sorrisi e imprese leggendarie. Senza andare in ordine cronologico ma facendo una scorpacciata di picchi unici nella sua follia, ci si chiede come possa il tifoso medio stupirsi di una sconfitta contro il Cagliari per 1-4, quando su quello stesso campo, nella stagione 2000/01, i cugini rossoneri rifilarono uno 0-6 con grappoli di gol siglati, udite udite, da meteore come Comandini e Giunti. In panchina c’era un certo Marco Tardelli, un incubo per il nerazzurro se si pensa che l’Inter collezionò un’altra figuraccia, in Coppa Italia, 6-2 al Tardini contro il Parma.
Come dicevamo, le trasferte hanno regalato le maggiori soddisfazioni ai tifosi nerazzurri: nel 2003, sempre la squadra con il nerazzurro addosso, fu in grado di vincere 3-0 la finale di Coppa Uefa del 1998 con una gara dominata contro la Lazio dall’inizio alla fine e 0-3 in casa dell’Arsenal, all’Highbury, stadio inespugnabile fino ad allora, con grandi protagonisti Cruz e Van der Meyde.
La stessa squadra, in anni diversi, capace di pareggiare 0-0 contro l’Helsingborg a San Siro dopo l’1 a 0 in casa dei modesti svedesi, con un rigore sbagliato al 90′ da Recoba. Allora fu eliminazione cocente e fallimento del plurititolato Marcello Lippi. San Siro di ghiaccio anche per i vari 1-5 dell’Arsenal e 2-5 dello Schalke 04, sempre in Champions League, quella stessa competizione che ha visto trionfare i nerazzurri con risultanti esaltanti e rotondi, come il 3 a 1 contro il Barcellona invincibile, che ha visto l’Inter battere Chelsea-Barcellona e Bayern Monaco con facilità, come bere un bicchier d’acqua.
Si eccede come se non ci fosse un domani, alla faccia delle coronarie dei tifosi, che, probabilmente, ancora dovranno riprendersi dal 4-2 della Lazio, all’Olimpico, in quel 5 Maggio che costò uno scudetto tanto atteso. Una girandola di emozioni finite in un vero e proprio dramma sportivo per una squadra che ha dato vita, però, a delle leggendarie rimonte. Il 3 a 2 contro la Sampdoria nel 2005, quando a 6 minuti dalla fine, ancora il risultato era fermo sul 1-2 per i doriani, o il 4-3 contro la Roma in Supercoppa, quando si perdeva 3 a 0, una partita memorabile sotto la guida di Mancini. Infine, ma siamo sicuri la collezione si arricchirà presto di nuove perle, l’1-2 nell’anno del Triplete contro la Dinamo Kyev. Inter fuori da tutto a pochi minuti dalla fine, poi gli acuti di Milito e Sneijder e il preludio verso il trionfo del 2010.
I tanti allenatori alternatisi sotto la presidenza Moratti, gli scricchiolii dello spogliatoio sempre sulle prime pagine dei giornali, gli addii dolorosi come quello di Ronaldo e gli acquisti memorabili come lo scambio Eto’o-Ibrahimovic più soldi, la delusione per tanti anni di sconfitte e la gioia per tante vittorie racchiuse in pochi anni. E ancora ci si stupisce per un 1-4 contro il Cagliari?