FOCUS – Il ritorno in Champions League: unico obiettivo, ma con due porte d’ingresso
Inter Champions League
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Più che per la gloria, per il danaro. Potremmo sintetizzare così meschinamente la ragion d’essere della qualificazione alla prossima Champions League da parte dell’Inter. Infatti, arrivare in fondo alla massima competizione europea sembra attualmente nettamente fuori dalle corde non solo della Beneamata, ma proprio del calcio italiano. E così la consolazione, mica tanto magra, diventa il budget di circa 30 mln destinato a chi ci approda. Una cifra che sarebbe oro colato per la società nerazzurra viste le difficoltà sul piano economico. Una cifra che diventa difficile, però, da raggiungere se i limiti tecnici sono molto evidenti, nonostante la qualità del campionato italiano sia notevolmente in discesa. Tuttavia, l’importante novità è costituita dalla seconda porta d’ingresso all’Europa che conta, ingresso che proviene dal torneo continentale più piccolo, l’Europa League. Se il campionato italiano presenta diverse insidie per il raggiungimento del terzo posto, che comunque resta distante al momento solo 4 punti, ecco, dall’altro lato, una nuova opportunità. Più agevole o meno sarà il campo a dirlo, ma resta il fatto che, lapalissianamente parlando, due chances sono meglio di una. Quello che molti contesteranno è che una squadra di blasone come l’Inter non debba fare questi calcoli, ma puntare a vincere tutte le partite. Chiaramente vorremmo tutti fosse così, ma la realtà è un’altra, oggettivamente. Tralasciando almeno per una sera le responsabilità di Mazzarri e della squadra, sembra lampante agli occhi di tutti che l’emergenza infortuni della rosa nerazzurra, postuma ad un numero iniziale di giocatori già non immenso, stia complicando le cose, e non poco. Giocando ogni 2-3 giorni e sempre con gli stessi è ovvio che la stanchezza si faccia sentire ed essere al 100% in entrambe le competizioni diventa cosa surreale. L’impressione, finora, è che l’Internazionale voglia tornare a sentire la musichetta della CL dalla classica porta del campionato. O meglio, finora, probabilmente non è stato il caso di strafare in Europa League, visto il girone nettamente alla portata del nostro club. Ma una volta che questa fase terminerà (positivamente per noi, si spera) e si inizierà a fare sul serio con i match da dentro o fuori, dove sarà più opportuno investire tutte le energie a disposizione? Come già detto sopra, al momento il terzo piazzamento è distante solo 4 lunghezze ma la ressa è tanta perché per questa corsa l’equilibrio regna sovrano tra almeno 5-6 squadre. A lungo andare, probabilmente, le concorrenti si ridurranno, ma il punto della questione è: guardando in casa propria, quest’Inter ha le credenziali per arrivare terza? La risposta la sta dando il campo con quanto visto finora e, al di là dei punti, quello che onestamente ci risulta è che, purtroppo, i nerazzurri non meritino quella piazza. Uno dei problemi è sicuramente la continuità di risultati, l’incapacità di inanellare un filotto di vittorie, neanche quando davanti rallentano e le partite sono alla portata. Il discorso continuità, però, non è valido (per fortuna?) per i match di Coppa: in questo caso tutto passa da ben 9 partite, sempre considerando il girone una formalità. 9 partite, molto meno delle 38 di campionato in cui bisogna mostrare una striscia uniforme di risultati. 9 partite da dentro o fuori, dove vincere sarebbe meglio, ma andare avanti è quello che conta. Insomma, quale dei due ingressi scegliereste? Quello principale, dal cammino più tortuoso e attualmente in salita, oppure un nuovo cammino, quello in cui l’Inter, stando ai risultati, non ha ancora manifestato grandi debolezze e ancora tutto da scrivere? Prima che sia troppo tardi e onde evitare che l’anno prossimo staremo di nuovo qui a parlare di quando la Beneamata farà ritorno in Champions, forse sarebbe il caso di iniziare a pensare che la seconda strada, quella dell’EL, non è cosi poi tanto secondaria. Perché alla fine, avoglia a parlare metaforicamente di quanto emozionante e glorioso sia stato il cammino. Quello che conta è il risultato. Un risultato che, non solo farebbe respirare le casse di corso Vittorio Emanuele, ma darebbe anche la possibilità di allestire una rosa più competitiva per la prossima Serie A e, soprattutto, consentirebbe al povero Piero Ausilio di dover fare meno miracoli sul mercato. Da queste righe non deve trapelare che vincere l’Europa League sia un gioco da ragazzi. Alle squadre rivelazione e semisconosciute si aggiungono top club europei, senza dimenticare quelli che verranno retrocessi alla fine dei gironi di CL. Quello che cambia è l’impatto, l’approccio a questo tipo di match, dove anche la fortuna vuol dire tanto e la continuità, quella sconosciuta finora in campionato, non è la condicio sine qua non.
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Giuseppe Santangelo Follow @PeppeSantangelo