Inter-Chievo, la lavagna tattica: Kovacic trequartista, ancora dentro Kuz!
di Gianluigi Valente
Inter-Chievo, Monday night dell’ultima giornata del girone di andata di Serie A, vedrà opposte due squadre speranzose: la prima di avvicinare il treno che porta in Europa dopo la sconfitta interna del Verona e il pareggio esterno della Fiorentina; la seconda di mettere almeno un punto tra la zona retrocessione e la propria posizione in classifica. Probabilmente, dato che si affrontano due delle compagini calcisticamente più noiose di quest’ultimo periodo, sarà una partita piena di immobilismo e tatticismi che renderanno il match soporifero; probabilmente la sbloccherà un episodio (come si augurava mister Mazzarri in conferenza stampa sabato); o forse non sarà nulla di tutto questo e contribuirà a rafforzare la tesi che il calcio è una cosa strana e imprevedibile. Noi speriamo che quest’ultima ipotesi abbia riscontro sul campo, ma in questi tempi di crisi non ci giocheremmo un euro sul quoziente-fantasia che Inter-Chievo metterà in mostra.
INTER-CHIEVO: LA STORIA
Undici sono i precedenti della sfida odierna in Serie A: nel 2001-2002 il Chievo dei miracoli, quello di Eriberto/Luciano, Manfredini, Cossato, Corradi e Corini, si impose a Milano portando a casa un 2-1 inaspettato e che valse un momentaneo e storico primato in classifica per i clivensi. Dall’anno successivo l’Inter iniziò a macinare gol e punti, lasciando agli ospiti solo due pareggi (nel 2004 e nel 2005): otto sono infatti i successi dei nerazzurri, condite da numerosi gol di rara bellezza. Si ricorda il 4-3 dell’anno del triplete, quando alla penultima giornata gli uomini di Mourinho passarono in svantaggio nei primi minuti ma recuperarono fino al 4-1 grazie alla classe, fra gli altri, di Milito e Balotelli. Oggi la situazione è diversa e i valori in campo saranno mediamente inferiori a quelli messi in mostra fino a qualche anno fa, ma proprio per questo potrebbe essere una partita non a senso unico e aperta a qualsiasi esito.
INTER-CHIEVO: IL MODULO
Nonostante le assenze di Guarin (squalificato), Wallace, Icardi e Belfodil (non convocati), Walter Mazzarri avrebbe l’occasione di mandare in campo la sua squadra con un modulo a due punte: Milito appare definitivamente recuperato e potrebbe duettare con Palacio se solo non avesse un po’ di stanchezza accumulata dalla gara di Udine, giocata interamente dal Principe. Per questo il tecnico livornese non dovrebbe abbandonare il tanto caro 3-5-1-1: la novità è che sarebbe Kovacic a svolgere i compiti di trequartista, con Kuzmanovic ancora riproposto come interno destro di centrocampo in quello che a inizio anno era il posto di Taider, quest’oggi in panchina. Per il resto la formazione appare abbastanza scontata: Campagnaro, Rolando e Juan Jesus copriranno Handanovic, Jonathan e Nagatomo occuperanno le corsie esterne e Cambiasso farà da perno centrale in mediana; Alvarez confermato come mezzala sinistra.
INTER-CHIEVO: OCCHIO DI RIGUARDO
La chiave del match potrebbero essere i moduli speculari con cui scenderanno in campo le due compagini: anche Corini infatti, che più volte ha dimostrato di saper rendere camaleontica la sua squadra, potrebbe affidarsi a un folto centrocampo a cinque per contrastare gli avversari, con la differenza che i due esterni (Sardo e Dramé) saranno un po’ più bassi e limiteranno le scorribande offensive per tener testa a Nagatomo e Jonathan. In questo senso la partita si prospetta bloccata e toccherà soprattutto agli inserimenti di Kovacic e Alvarez fare la differenza. Corini, che di certo è un mister accorto, non sottovaluta il pericolo e in assenza di Rigoni inserirà Radovanovic, giocatore arcigno e abile in interdizione al pari di Hetemaj. La retroguardia nerazzurra, poi, troverà in Thereau e Paloschi due giocatori rapidi che fanno tanto movimento e, proprio perché dai gialloblù ci si aspetta una partita fatta di continui contropiedi, non dovrà mai abbassare la guardia, cosa che appare una utopia viste le recenti prestazioni del terzetto difensivo.
INTER-CHIEVO: DOVE PUNTARE
Se dovessimo puntare il dito verso chi vorremmo fosse decisivo, sceglieremmo Mateo Kovacic. Assodato che da mediano ci sembra un uccellino dalle ali tarpate, si spera che da trequartista possa puntare l’area e la porta senza coprire per forza 30 metri palla al piede. Come è superfluo specificare, poi, è ovvio che se dovesse spiccare la prestazione di un qualsiasi singolo il merito sarebbe da attribuire anche al funzionamento del resto della squadra. E per arrivare a tanto bisogna puntare anche su un atteggiamento che sia diverso da quello mostrato nelle ultime gare: a Roma e a Udine, così come anche contro il Milan, si è vista una squadra arroccata in difesa almeno in tutta la prima parte del match. Ma quando si gioca in casa e per di più contro squadre sì affamate ma che comunque lottano per non retrocedere è assolutamente necessario mostrare altri valori. Essere attendisti, infatti, può essere una strategia appagante in determinate situazioni, ma non sempre; essere prudenti è una scelta che prescinde dall’essere attendisti; essere vincenti significa associare alla prudenza la giusta dose di spiccata personalità. Ecco, punteremmo decisamente su quest’ultima.