A inizio anno era impossibile fare paragoni senza restare un attimo dubbiosi: da una parte avevamo l’allenatore (Conte) tra i più vincenti nella storia recente del calcio italiano, un esterno destro (Hakimi) tra i migliori al mondo (se non il migliore) e un attaccante (Lukaku) che aveva dimostrato di essere decisivo.
Dall’altra parte avevamo, invece, Simone Inzaghi, Edin Dzeko e Denzel Dumfries. Su tutti e tre si potevano nutrire dei giustificatissimi dubbi. Ma se c’è una cosa che quest’Inter ci ha insegnato è che nel calcio i singoli non servono a nulla se non si hanno: idee, collettivo, spirito di squadra e sacrificio.
Fare come i primi tre sembrava impossibile, figurarsi superarli. E quest’Inter ce l’ha fatta a essere meglio di quella dell’anno scorso, in termini di: punti (+4 sull’Inter di Conte), classifica (al primo posto rispetto al secondo della passata stagione), Champions League (ottavi superati), gol fatti (+4), gol subiti (-8): in tutto.
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