Dall’appartenenza a “testa bassa e pedalare”: l’Inter di Conte parte dal metodo Marotta. E quante analogie con la Juventus!
Viaggio nel nuovo mondo nerazzurro: quanto c'è di bianconero nei piani di Suning?Di nuovo insieme per provare a riscrivere la storia del calcio italiano. Ce la fecero già nella stagione 2011-12, creando il dominio incontrastrato della Juventus. Ci proveranno ora all‘Inter. Il duo creato da Beppe Marotta ed Antonio Conte rappresenta al momento il più importante dei biglietti da visita per un futuro da vincenti. Rigore, disciplina e tanta voglia di lavorare: sono queste le parole d’ordine che servono per entrare tra gli applausi del ritiro di Lugano. Lo scudetto rimane un’utopia se considerata la forza delle avversarie, ma il progetto interista potrebbe partire con basi solide nel presente per sbocciare definitivamente nelle prossime stagioni.
L’Inter di Conte riparte dall’Italia: quanti Azzurri in rosa! E’ questo il “metodo Marotta”
Nell’estate che ha sancito l’uscita dal settlement agreement l’Inter si sta concentrando su un progetto di italianizzazione della rosa. Nel passato è stato quasi un dogma, ripetuto fino allo sfinimento: “Per vincere serve un’identità ben precisa, quella degli italiani“. Anche Lippi – ultimo illustre allenatore “bianconero” a Milano – ne fece un aspetto chiave durante la sua avventura all’Inter. Marotta ne sembra convinto: l’arrivo ufficiale di Stefano Sensi, la trattativa avanzata per Barella e la volontà di trattenere gli Azzurri in rosa lo conferma.
A beneficiare di questa scelta saranno Padelli, Berni, Ranocchia, Candreva, Gagliardini e Politano. Quasi tutti elementi che, per lungo o breve periodo, hanno anche vestito la maglia della Nazionale nel tempo. Non solo italianità dunque ma anche qualità. Ed è impossibile non citare in questo senso anche il ritorno di Lele Oriali. Un elemento che oltre ai successi con l’Inter può vantare tra le sue conquiste la Coppa del Mondo vinta nel 1982 con l’Italia.
L’Inter come la prima Juventus di Conte? Le analogie sono tante
Il passatempo dell’estate è stato fino ad ora – e probabilmente lo sarà anche per il resto della stagione – quello di ricercare le varie analogie che accomunano l’Inter di oggi alla Juventus di ieri. L’aver puntato su uomini come Conte e Marotta è in realtà solamente la punta dell’iceberg che naviga nelle acque della Serie A. Il neo tecnico interista ha messo subito le cose in chiaro: “Non saremo la pazza Inter“. O ancora: “Testa bassa e pedalare: nello spogliatoio voglio prima grandi uomini, poi grandi calciatori“.
Un distaccamento dalla storia nerazzurra in tutto e per tutto. Cambiare l’ordine di idee per migliorarsi. Il concetto è chiaro: abbandonare la discontinuità storica dell’Inter per cercare di ottenere un successo dopo l’altro. Per costruire, magari, un impero apparentemente inscalfibile come quello della Juventus di Cristiano Ronaldo. Un progetto che parte dal preparatore atletico che sarà Antonio Pintus, artefice – o così si dice negli ambienti sportivi – della splendida tenuta fisica del Real Madrid campione d’Europa per tre anni di fila. Un professionista con alle spalle quasi 3000 giorni da tesserato juventino tra il 1991 ed il 1998 e nella stagione 2006-07.
L’ultimo aspetto comune potrebbe essere l’ambizione di essere “padroni” del mercato. Bloccare i giovani interessanti, che siano essi di proprietà o da acquistare (vedi Esposito ed Agoumé); creare rapporti capillari proficui con altre società italiane (vedi Sassuolo, Genoa e Parma); cercare di imporre le proprie volontà in sede di trattativa. Tutti elementi che Marotta nella sua esperienza a Torino usò con grande frequenza, risultando spesso “l’uomo forte” della società juventina. Tutti elementi che Marotta cercherà di portare anche all’Inter, con la speranza che le analogie con la Juventus – seppur rifiutate categoricamente da molti tifosi meneghini – possano aprire davvero, in futuro, un nuovo ciclo dipinto di due colori: il nero e l’azzurro.
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