Suarez, Mazzola e Corso ricordano la Grande Inter
Inter Coppa Campioni 1964: cinquant’anni dopo si festeggia il primo trionfo europeo
In occasione dei festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario della prima Coppa dei Campioni conquistata, l’Inter dell’oggi e del passato si è ritrovata al Palazzo della Regione Lombardia. A margine dell’evento tanti sono stati i commenti e i ricordi, soprattutto di coloro che nel 1964 presero parte alle imprese della Grande Inter.
Tra tutti Mario Corso ha voluto dichiarare a Inter Channel: “Dicevano che correvo poco, ma correvo quando serviva. Comunque oltre alla vittoria contro il Real Madrid vorrei ricordare anche la rimonta sul Liverpool, la più bella partita di quell’Inter. Senza dimenticare la finale dell’anno successivo col Benfica. A Vienna, il migliore in campo penso sia stato Mazzola con quei due gol: lui e Suarez erano sempre tra i top. E il Mago era formidabile”.
Poi è la volta di Sandro Mazzola, che sempre a Inter Channel ha raccontato degli aneddoti particolari: “Facemmo riscaldamento con poca illuminazione, c’erano delle lampadine, e lì vidi Di Stefano che per me era alto due metri. Calcolate che senza tv si andava all’osteria a vedere le partite. Suarez mi picchiò sulla spalla per dirmi: ‘Noi andiamo a giocare la finale, tu resti qui a guardare Alfredo?’. Su Suarez posso dirvi racconto questa: vincevamo 3-0 contro il Palermo e Luis, a 15′ dalla fine, mi fa un lancio verso sinistra, io scatto, ma poi mi fermo perché vedo che la palla è troppo lunga. E lui mi sgridò perché pretendeva il massimo. Poi comunque avevamo un grande capitano, Picchi, che sapeva intervenire nei momenti importanti”.
Sandrino continua: ”Ricordo che dopo il primo gol io facevo le capriole e Suarez mi sgridò, perché quel Real poteva ancora darcene due. A fine partita volevo chiedere la maglia a Di Stefano che era il mio idolo, mi venne incontro Puskas e mi disse: ‘Tieni la maglia: ho giocato con tuo padre e tu ne sei degno’. E’ la maglia più importante che ho”.
Quindi interviene proprio Luis Suarez, che pone l’attenzione anche su chi non può essere presente: “Ci sarebbero tantissime cose da dire su quella partita. Io sono spagnolo, ma per me il Real era un grande nemico. Voglio ricordare anche i compagni che adesso non ci sono più e che ci hanno dato una grande mano per tutti i trionfi. E dico che la faccia di gioia del Commenda (Angelo Moratti, ndr) in questa foto non l’ho mai vista in nessuno”. Poi infine una battuta: “Questi due qui (Mazzola e Corso, ndr) sono diventati quelli che sono solo grazie a me“.
E proprio a proposito degli assenti, è intervenuto anche Gianfelice Facchetti. Ecco le sue parole: “Un sentimento molto bello, riabbracci persone che fanno parte della tua storia. Sembra di essere fuori dal tempo. A distanza di 50 anni si festeggia il successo con il Madrid che poi, soltanto 4 anni fa fu città ospite di un altro grande trionfo. Mio padre, Picchi e Sarti erano un po’ l’anima silenziosa di quella squadra“.