Milito: “Inter da scudetto. Assenze? Noi nel 2010 vincemmo in 9. Lautaro è felice all’Inter. E su Messi…”
Il Principe tra passato, presente e futuro. L'elogio a Conte: "E' l'uomo giusto per vincere"Diego Milito sa come vincere un derby. El Principe, eroe del Triplete nerazzurro targato José Mourinho, ha spesso fatto male al Milan in carriera con la maglia dell’Inter. L’ex numero 22 si è concesso ai microfoni de La Gazzetta dello Sport in vista della stracittadina in programma questo pomeriggio a San Siro.
Ecco le sue parole: “Colpisce sempre vedere uno stadio vuoto, figurarsi in un derby così grande. In carriera mi è capitato solo una volta di giocare a porte chiuse, col Godoy Cruz, e ricordo una brutta sensazione. Ma non per tutti è un male: se io ho bisogno del tifo, qualcun altro può essere tranquillizzato dal non avere pressione”.
Il Derby di Milano: “Noi del Racing guardiamo da vicino lo stadio dell’Independiente, è qualcosa di unico. Genova mi ricorda un po’ Avellaneda, è sempre un derby di quartiere. Ma quello di Milano è il più affascinante perché il mondo ti guarda e lo avverti”.
Le triplette nei derby: “Una a Genova e una a Milano: difficile spiegare, sono fortunato ad aver provato queste emozioni. Fare gol è difficile, farne tre difficilissimo, farne tre in un derby ancora di più… Ma devo tutto ai miei compagni, senza di loro non avrei segnato così tanto in carriera”.
Le assenze dell’Inter: “Noi nel 2010 abbiamo vinto 9 contro 11… Io sono fiducioso nonostante le assenze perché la rosa è grande e l’allenatore ha il carattere giusto per motivare in una situazione così. L’Inter troverà stimoli nuovi e farà una grande partita”
Il primo ricordo: “Il primo derby che ho giocato: 4-0. C’era ansia, sentivo che era qualcosa di speciale, un sogno che si realizzava. Ho segnato su rigore: rimane uno dei ricordi più belli della carriera. Ricordo negativo? L’amarezza del 3-0 nel 2011: eravamo forti e, vincendo, potevamo lottare per lo scudetto poi vinto dal Milan di Ibra“.
Su Lautaro: “Gli serviva solo tempo per esplodere: aveva dimostrato subito la sua classe, ma dopo un anno è migliorato. Sta seguendo la strada giusta per diventare il top e il meglio deve ancora venire. Non so quanto ci sia di me in lui… Io ho sempre provato a dare consigli, ma lui ha la mentalità giusta: ascolta tanto, assorbe le informazioni e così migliora. Il merito è soltanto suo. E’ diventato completissimo: eccezionale in area, ma non aspetta la palla, la cerca e si sacrifica per il compagno. Io non ho fatto niente, sono stato solo consultato vista la mia vicinanza all’Inter. Il suo arrivo non dipende da me, ma dal suo talento. Uno così lo vogliono tutti, l’Inter è solo stata più veloce a prenderlo”.
L’ombra del Barcellona: “So solo una cosa: è contento dove si trova. Quando gli parlo, lo vedo felice, si considera nel posto giusto. Poi il calcio cambia e i top player hanno sempre offerte: qualsiasi decisione spetta solo a lui”.
Il peso di Lukaku: “Tanto, perché Romelu è un attaccante enorme e quei due sono fatti per giocare insieme: si completano perfettamente. E occhio a Sanchez, mi piace tantissimo: quest’Inter ha davvero un grande attacco”.
Hakimi come Maicon: “Non mi piace mai fare paragoni tra giocatori di epoca diversa. Non carichiamolo troppo, ma l’Inter ha trovato un esterno formidabile: per gli attaccanti uno così è oro”.
L’arrivo di Vidal: “Conte lo conosceva già: insieme avevano fatto e faranno benissimo. Tecnicamente e caratterialmente, fa la differenza. Kanté? I grandi giocatori sono sempre benvenuti, ma la rosa dell’Inter già così è completa, profonda. Conte è l’unico che sa cosa serva davvero, ma, come tifoso, sono contento perché può competere fino alla fine. Speriamo sia l’anno buono: il gap con la Juve si è ridotto”.
La sfida con la Juventus di Conte nel 2012: “Sì, vincemmo per la prima volta allo Stadium. Conte ha mantenuto il suo carattere, la sua impronta: il dna competitivo gli ha permesso di vincere così tanto e quello non si cambia. Magari con gli anni potrà ammorbidirsi, ma resta il tecnico giusto per vincere. Sono felice sia rimasto, non aveva senso interrompere un percorso così positivo”.
Su Ibra: “L’età ti fa maturare e ti fa essere ancora più leader: lui è la guida di tutti quei ragazzi. Ho sempre avuto un grandissimo rispetto per Ibra, anzi mi sarebbe piaciuto giocarci insieme. Ma vedendolo in campo non sono invidioso: sono felice di quello che ho fatto, io ho smesso al momento giusto”.
Le due Inter a confronto: “Sono simili ma saranno le vittorie a certificarlo. Di certo è una squadra tornata a essere di primissimo livello. Con chi vorrei giocare? Con Lautaro ho già giocato e ci trovavamo alla grande. Non è bello fare altri nomi, ma Lukaku e Sanchez sarebbero grandi compagni di reparto”.
Messi all’Inter: “Ci si deve credere: si vive di sogni. Perché non immaginarselo all’Inter, una squadra fatta per gli argentini e in cui Messi starebbe benissimo?”
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