Inter-Genoa, Spalletti: “Gagliardini e João Mário? Io non recupero nessuno, dipende dalla squadra”
La conferenza stampa post partita del tecnico nerazzurro, tra Barcellona, Genoa e prestazioni sorprendentiLuciano Spalletti, dopo la roboante vittoria dei suoi sul Genoa per 5-0, s’è presentato in conferenza stampa dopo il fischio finale per rispondere alle domande dei giornalisti.
Gli viene chiesto delle prestazioni di João Mário e Roberto Gagliardini, sottolineando gli eventuali meriti del mister di Certaldo nel recupero dei due calciatori: “Ma io recupero poco“, spiega lui “nel senso che vado a lavorare sulle qualità che vengono mostrate anche negli allenamenti, dove dobbiamo andare a prendere il modo di stare in campo. Io guardo la qualità dei calciatori in quel contesto. Poi qualche prova ce l’eravamo concessa anche l’anno scorso. Brozović l’avevo provato da mezzala e in tre quarti, dove si era dimostrato ugualmente bravo ma con meno qualità di ora. Poi l’abbiamo spostato indietro, anche se portava troppo palla perché era convinto che spostare palla banalmente fosse una perdita di tempo quando, in realtà, spostandola banalmente costringi gli avversari ad assumere via via una tattica diversa da parte a parte finché non c’è il momento in cui rimangono a metà strada. La cosa difficile è quando ti vengono a prendere e in quella situazione devi giocare lì nel folto con qualità per trovare poi gli spazi dietro. Comunque notiamo che anche in allenamento la palla viaggia meglio, con più velocità. Quando gestisci palla così hai meno pressione sulla linea difensiva che così rimane più riposata, è più facile andare a mettersi bene e ti rimane più semplice portare a casa numeri più vantaggiosi anche per quanto riguarda i gol presi. Cerco tenere in considerazione tutti ma poi i numeri importanti sono i risultati dell’Inter perché se i giocatori iniziano a inseguire i loro personali poi le cose si ingarbugliano“, conclude l’allenatore toscano.
Quando gli si chiede del Barcellona, Spalletti non si nasconde: “Li affrontiamo in un buon momento e speriamo che questo entusiasmo dia un contributo maggiore alla squadra che, intanto, è cresciuta nella personalità. Quello che non dobbiamo andare a fare è dare a loro il pallino del gioco. Noi la dobbiamo tenere, dobbiamo farla girare anche se loro ci salteranno addosso perché hanno visto la volta scorsa che abbiamo fatto fatica a giocare in intensità ma in realtà noi lo sappiamo fare e sono curioso di vedere cosa andremo a fare contro il Barça. Se gli altri decidono di venirtela a prendere, tu devi giocare dietro di loro, devi fare giocate di qualità in mezzo alle loro aggressioni per portare la palla in profondità. I difetti dell’andata? In quella partita lì abbiamo dimostrato poca personalità anche se in realtà la personalità è una qualità che la mia squadra ha saputo acchiappare col lavoro, da quando sono qua. Messi? Meglio che non giochi“.
Dopodiché viene fatto presente al mister toscano che la sua Inter sta viaggiando su ritmi di punti degni dell’ultima grande Inter, quella del 2010: “Ogni volta che si gioca bene voi [i giornalisti, NdR] ci mandate queste raccomandate che noi non apriamo e vi rimandiamo… Parlate sempre del Triplete. Quell’Inter lì, quei mostri sacri lì, le due M, Moratti e Mourinho, sono troppo distanti. Stanno lassù, sono inarrivabili. Se poi a Zhang si dà il tempo e di costruire con le sue idee qualcosa si potrà fare però nell’immediato è un paragone che non regge proprio per la pesantezza della storia che hanno costruito quelli di prima. C’è una distanza enorme. Il nostro è un presidente ambizioso che ha il desiderio di regalare gioie a sé e ai tifosi e lavora in maniera seria“.
“Mi lamentavo che pochi giocatori entravano in area e invece ora andiamo in tanti? Fa parte del comandare il gioco“, sottolinea Spalletti. “Se arrivi a fare la partita di là, nella loro metà campo, poi sono tutti più vicini all’area. Bisogna essere bravi interpretare le giocate da fare nello spazio liberato e distribuire la palla con qualità”. Poi, cambiando argomento, passa a parlare del possesso del Barcellona: “Impossibile togliere questa qualità a loro. Perché sono anni che ragionano e costruiscono in quel modo, comprano calciatori con quella qualità lì. Se metti un giocatore del Barça in squadra che fa fiammate si trova male… Poi quando si liberano spazi hanno anche dei giocatori veloci che te la ribaltano“. Per far capire da che pianeta alieno vengano i giocatori iberici, Spalletti racconta un aneddoto: “Noi facciamo sempre il riscaldamento mezz’ora prima della partita. Quando abbiamo giocato, non li abbiamo visti se non dieci minuti prima dell’inizio della gara e siamo andati a chiedere: ‘Ma hanno la palestra dentro?’ e ci hanno risposto: ‘No, loro vanno a prendere i figli a scuola poi vengono a giocare la partita’. Se lo fai fare ai nostri perdiamo 18 a 0. Per loro il riscaldamento è fare possesso sulla linea difensiva con quella che sembra banalità ma con cui in realtà ti fanno correre. In questo spostare la palla non c’è nessuno come loro, c’è poco da fare. Sono anni che portano avanti questo concetto di fare calcio… Rafinha è bel calciatore, è vero, è quel giocatore lì e si esalta in quel contesto lì, dove può giocare nello stretto“.
Infine, il mister di Certaldo è chiamato a commentare nuovamente le prestazioni dei centrocampisti nerazzurri, inattesi a questo livello alla vigilia: “Non credo che sia questione di Gagliardini o João Mário. In una squadra molle, che magari gioca male, tu metti dentro quello che pensi possa essere il risolutore che poi però prende quella forma lì, si appiattisce anche lui. Mentre invece se giochi bene poi chiunque metti dentro si adatta. E ovviamente serve la serietà per allenarsi in un certo modo, come ho visto fare a Gagliardini: c’è rimasto male per non aver giocato contro la Lazio ma poi mi ha dimostrato in allenamento di non mollare nulla e di continuare a dare il massimo e l’ho fatto giocare oggi, in una partita in cui ha risposto in quel modo“.