Inter-Juventus, le domande che hanno fatto arrabbiare Conte e chiudere la conferenza
L'allenatore dell'Inter, dopo alcune domande che non gli sono piaciute, ha chiuso anzitempo la conferenza stampaIn vista della sfida contro la Juventus, Antonio Conte, allenatore dell’Inter, ha commentato il match in conferenza stampa, soffermandosi anche sulla sfida persa contro il Barcellona. Il tecnico, però, a causa di alcune domande scomode ha lasciato anzitempo la conferenza, vediamo quali sono state le domande che hanno fatto infuriare l’allenatore.
In primo luogo, gli è stata posta una domanda sulle polemiche arbitrali dopo la gara contro il Barcellona a causa dell’arbitraggio di Skomina, Conte ha così risposto: “Sono stato il primo dopo Barcellona a dire che le decisioni arbitrali per i miei calciatori non dovevano rappresentare un alibi, ma ho parlato di un malessere che ho percepito dall’inizio. Se pensate che io voglia cercare scuse, siete lontani anni luce. Abbiamo fatto degli errori che si potevano evitare e su questi errori costruiremo qualcosa di positivo, per evitare di perdere la partita. Per il resto parto dal presupposto che vince sempre il migliore, al di là degli episodi”.
Successivamente, gli è stata posta una domanda sulla stella allo Stadium che i tifosi volevano togliergli: “La petizione contro la mia stella allo stadio della Juve? Dispiace che Agnelli sia intervenuto. Intervenendo ha dato importanza ad una proposta becera, volgare, priva di valori. Ha dato spazio all’ignoranza. Io non lo devo neanche toccare questo argomento. Fino a dieci giorni fa ho detto che la colpa era vostra per lo spazio che date a queste cose becera. Io non devo ringraziare niente e nessuno, sarebbe stato meglio non dare spazio a questi deficienti, ignoranti e stupidi”.
In chiusura, l’allenatore dell’Inter ha dovuto rispondere ad una domanda sull’odio nel calcio, a cui ha già risposto in passato, ed è in questo caso che, dopo aver risposto, ha abbandonato la conferenza: “Il messaggio ai tifosi ho cercato di darlo dieci giorni fa. Abbiamo la fortuna di fare uno sport amatissimo nel mondo, dobbiamo essere di esempio, trasmettere valori positivi ed essere entusiasti di giocare a calcio. Rimane uno sport, non una guerra. A volte dimentichiamo questo. Uno sport che deve tramandare valori umani e sportivi positivi, non odio e violenza. Altrimenti sono il primo a dire basta, non mi tiene nessuno a fare l’allenatore. Questo noi dobbiamo fare, sarà sempre più difficile altrimenti. Le generazioni stanno venendo su che sono una bellezza. C’è solo da aver paura, io con l’esperienza in Inghilterra son tornato e sono in difficoltà perché vedo delle situazioni e dico: ‘Ma chi me l’ha fatto fare!’. Fin quando la passione per questo sport supera queste situazioni è ok, ma quando queste situazioni mi fanno passare la passione dirò basta. Il calcio se ne farà una ragione”.
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