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Inter contro Manchester City, una sfida (quasi) impossibile: gli inglesi hanno speso il triplo

Servirà una gara perfetta, forse più di un’impresa. Il Manchester City ammirato in questa Champions League è stato dominante e spietato, a tratti ingiocabile: il 7-0 al Lipsia agli ottavi, il 3-0 al Bayern ai quarti e il 4-0 al Real Madrid campione in carica in semifinale ne sono la prova evidente. I nerazzurri dovranno giocare la partita della vita, e non è detto che basterà. Anche perché, se andiamo a vedere quanti soldi hanno speso i due club per costruire le proprie rose, c’è una differenza abissale: i Citizens hanno investito circa 900 milioni di euro, l’Inter “solo” 300.

Una potenza economica che va di pari passo con quella che si vede in campo: lo sceicco Mansour, il proprietario, ogni sessione di mercato si può permettere di spendere vagonate di soldi per accontentare le richieste di Guardiola. Ad esempio, nell’ultima sessione è stato acquistato il fenomeno Haaland per oltre 60 milioni di euro, ma anche Kalvin Phillips – per una somma leggermente inferiore – che nello scacchiere degli inglesi è una semplice riserva e gioca con il contagocce. L’Inter quelle cifre non le ha spese nemmeno per Barella, costato 37 milioni più bonus, il perno del centrocampo e forse – insieme a Luataro – il miglior giocatore della rosa. L’acquisto più oneroso della gestione Zhang è stato Lukaku, arrivato per circa 70 milioni ma rivenduto due anni dopo a quasi 115 e ora tornato in prestito senza possibilità di riscattarlo. La scorsa estate i nerazzurri si sono accaparrati Onana, Mkhitaryan e Acerbi, tre pedine fondamentali ma arrivate a parametro zero. Il City, invece, può permettersi spese oltre i 100 milioni, come dimostra ad esempio la presa di Jack Grealish.

Insomma, Inter contro Manchester sulla carta è una sfida impari, una partita quasi ingiocabile. Ma il calcio è bello perché non sempre vince il più forte: a volte Davide riesce ad avere la meglio su Golia.

Nicolò Brunner

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