Tocca dare ragione a Samir Handanovic: il portiere sloveno, certamente rivedibile in occasione del gol dell’1-2 segnato da Giroud in Inter–Milan di ieri sera, merita di essere bacchettato dalla critica per l’inefficacia del suo tentativo di opporsi al tiro del francese che ha regalato la vittoria al Milan (e la sconfitta all’Inter), ma non si può non dargli ragione quando dice – è la sintesi – che il passo falso di ieri, all’Inter, potrebbe aver fatto bene. Uno degli aspetti positivi di uno sport crudele come il calcio – si suole dire – è che ogni domenica chi è stato sconfitto sa che entro sette giorni avrà una nuova possibilità di riscattarsi.
Sotto questo profilo, l’Inter deve dirsi decisamente fortunata, perché da martedì prossimo le toccherà un tour de force come già altri se ne sono visti nel corso di questa stagione, e che le darà – almeno in teoria – ampie possibilità di rifarsi dalla ferita della sconfitta nel derby. Si gioca ogni tre giorni: non c’è tempo per leccarsi le ferite, non c’è tempo per metabolizzare eventuali delusioni o episodi avversi. La partita più importante è quella successiva, ed è un po’ questo il pensiero che Simone Inzaghi starà cercando di infondere nei suoi giocatori a partire da oggi.
Il calendario dice che martedì prossimo c’è la sfida contro la Roma a San Siro, e non è mica finita qui: sabato prossimo, alle ore 18, si torna a giocare in campionato contro il Napoli di Spalletti, anch’egli un ex come Mou e anch’egli rientrato pericolosamente in corsa per il primo posto dopo il passo falso dell’Inter. Il mercoledì successivo sarà il turno del Liverpool per gli ottavi di finale di Champions: un palcoscenico, quello della fase a eliminazione diretta della massima competizione europea per club, che all’Inter manca da decisamente troppi anni e che andrà onorato al meglio. A chiudere una sessione di calendario decisamente probante ci sarà, infine, la sfida al Sassuolo del 20 febbraio.
Per una squadra – e per un allenatore – non dovrebbe esserci scenario migliore: il modo più veloce per dimenticare una sconfitta è giocare quattro partite in dodici giorni in tre competizioni diverse. Sfruttare la battuta d’arresto del derby come un’occasione per prendere la rincorsa e riprendere la marcia una gara alla volta, ragionando per tappe intermedie: accedere alla semifinale di Coppa Italia potrebbe essere un buon punto di partenza, che darebbe un’iniezione di fiducia verso un prosieguo di stagione in cui l’Inter punta a ritrovare subito la lucidità per difendere un primato in classifica che – ricordiamolo – continua a esserci nonostante la partita in meno.
C’è, poi, un altro tema: le sconfitte – quelle che arrivano al momento giusto – aiutano anche le grandi squadre a ricordarsi che non tutto è dovuto, e che sedersi sui grandi giocatori può aiutare a vincere le partite, non i campionati. Negli ultimi tempi, a tratti, l’Inter pare essersene forse dimenticata. Contro l’Atalanta, lo scorso 16 gennaio, l’Inter pareggiò 0-0 e stavolta Handanovic fu protagonista in positivo: senza le sue parate la partita sarebbe potuta andare persa. In Coppa Italia, il 19 gennaio, l’Inter superò l’Empoli con una prova di forza dopo essere andata sotto al 76esimo: avesse dovuto fare affidamento sul solo atteggiamento, ai quarti di finale oggi ci sarebbero probabilmente i toscani. Inter-Venezia, il 22 gennaio, l’ha sistemata Dzeko al 90esimo, gol col del 2-1: senza il suo guizzo, sarebbe finita 1-1.
Ecco che, quindi, un derby perso può rimettere un intero spogliatoio sull’attenti. Può essere più efficace di qualsiasi discorso persuasivo di qualsiasi allenatore nello stimolare la squadra a tornare a mettere in campo quel quid pluris che ti permette di non limitarti a sfangare le partite, ma di vincere un campionato. Un obiettivo che, sino a prova contraria, dovrebbe coincidere con quelli che sono i piani dell’Inter.
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