Sergio Zanetti e i suoi ragazzi ad un passo dal titolo Berretti
Sabato Sergio Zanetti, fratello maggiore del Capitano, proverà nella finale di ritorno a bissare il successo dello scorso anno alla guida della Berretti dell’Inter. Nell”intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, il tecnico ha parlato del match che li vedrà opposti all’Atalanta di Beppe Bergomi. Si parte dal 1-0 della gara di andata per l’Inter con gol di Nchama. Ecco l’intervista che ha toccato vari temi: LA FINALE – «Ci manca l’ultimo passo, e dobbiamo vincere, ma siamo già soddisfatti del lavoro svolto. Abbiamo creato un gruppo importante, e non era facile in un anno così complicato, coi tanti infortuni della prima squadra, che hanno coinvolto anche la Primavera, e quindi noi. Ce l’abbiamo fatta grazie a un lavoro di squadra: Luca Facchetti, Piero Bosaglia, Luca Corbellini, ognuno ha messo molto di sé. Adesso manca la gara decisiva». LA SQUADRA – «Ho trovato la disponibilità di tutti e ognuno ha avuto la chance di giocare. Ho cambiato diversi moduli, adesso giochiamo col trequartista: ci esprimiamo bene così. Ciascuno ha un ruolo definito, e non parlo solo dei primi 11: è molto importante anche chi subentra. È segno di maturità». REGOLE E DIALOGO – «Credo nel dialogo e nell’esempio. Il primo che deve rispettare le regole sono io. Questa è una categoria particolare, non sono più ragazzi. Bisogna crescere non solo in campo, ma anche diventare professionisti. Sono contento se i ragazzi lo capiscono: ho incontrato recentemente Bangoura (Cesena) e Martinelli (Pergolettese), due ragazzi che ho avuto nella scorsa Berretti. Mi ha fatto enorme piacere ritrovarli ?uomini?, è una soddisfazione impagabile». NCHAM E BIGOTTO – «Hanno fatto un salto enorme Valeriano Ncham e Bigotto: venivano da realtà più piccole e con l’entusiasmo e la voglia si sono adattati velocemente a ritmi e aspettative differenti». FUTURO E LAVORO – «Io sono soddisfatto di quanto ho fatto. Altri devono giudicare il mio lavoro, oggi assicuro che non so qual è il mio futuro. Attendo che l’Inter mi faccia conoscere i programmi». IL PASSATO IN ARGENTINA – «Nella massima serie con il Deportivo Español, poi con il Racing, un club che ti regala emozioni uniche. Ricordo che lì ho incontrato Diego Milito, io ero vice capitano, lui ragazzo di belle speranze: non è cambiato di una virgola. Grande umiltà e spirito di sacrificio. Un esempio per i giovani». JAVIER E I GIOVANI – «Già. Se lo cerchi lo trovi in palestra a lavorare, adesso. Ferie o non ferie, è sempre lì. Lui ha un carattere ottimista, tornerà sicuramente, e forse prima del previsto…». IL SOPRANNOME “PUPI” RUBATO – «Rubato no! E? andata così: mia moglie Silvia mi chiamava Pupi, un mio compagno del Deportivo Español l’ha sentita e ha iniziato a usarlo, così gli allenatori. Questi tecnici hanno poi allenato Javier, e siccome al Banfield, dove giocava, ce n?erano diversi che si chiamavano come lui, hanno iniziato a chiamarlo Pupi». DONKOR LO SPAURACCHIO DI BERGOMI – «Lo capisco, Isaac diventerà un grande giocatore. Non ha solo doti tecnico-atletiche, è un ragazzo umile, serio, che si applica. Arriverà, sono d?accordo con lo Zio e sabato gioca…».