Fiducia a Marotta e voglia matta di tenersi l’Inter: lo scudetto di Zhang
Fra notti insonni a Nanchino e assenze rumorose
Lo scudetto dell’Inter 2023-24 è il secondo della gestione Steven Zhang, dopo quello conseguito nel 2020-21 con Antonio Conte in panchina. Si tratta del settimo trofeo per il numero uno di Viale della Liberazione, che aggancia Angelo Moratti nella classifica dei presidenti più vincenti di sempre per numero di titoli. In meno di sei anni di presidenza.
Rispetto al tricolore di tre anni fa, questo campionato è contraddistinto da alcune similitudini, ma anche da differenze molto nette. Nel 2021, infatti, l’Inter e Suning arrivavano da un periodo di espansione economica che negli anni aveva portato all’acquisto di autentiche colonne per la squadra di Conte: Skriniar, Bastoni, Hakimi, Barella, Eriksen, Lautaro, Lukaku. Oggi, nel 2024, la situazione è differente perché il modello gestionale di Suning è cambiato: da tre anni vige l’autofinanziamento, con “sostenibilità” diventata parola d’ordine in Viale della Liberazione.
Le ristrettezze economiche hanno però condotto Zhang a prendere una saggia decisione: fidarsi dei suoi dirigenti e in particolare di Marotta, al quale sono stati concessi poteri pressoché totali, improntati sul concetto di “delega” che lo stesso varesino ha apprezzato e ribadito nei suoi interventi recenti.
Dal punto di vista personale, per il presidente nerazzurro è stata una stagione molto particolare. Ritornando al parallelismo con il 2021, anche in quel caso Zhang fu assente per gran parte della stagione, ma ritornò a Milano in primavera, quando lo scudetto era nell’aria e fu presente alla festa (seppur tenutasi in tono minore a causa del Covid) per il diciannovesimo tricolore. Questa volta, invece, Steven dovrebbe – a meno di sorprese – concludere l’intera stagione senza aver mai assistito dal vivo a una partita dell’Inter (al netto delle amichevoli estive in Giappone). Zhang non si vede in Italia ormai dal mese di giugno, poco dopo la finale di Champions League a Istanbul. Secondo alcune ricostruzioni, il presidente fu molto chiaro nel post-partita del 10 giugno, parlando a caldo di obiettivo “seconda stella” per l’anno successivo. Profetico.
Certo, a molti tifosi interisti non farà piacere che il proprio presidente risulti assente in un giorno così iconico nella storia del club. E sicuramente il discorso non è campato in aria. Stando a quanto riportano i dirigenti e Inzaghi, però, Zhang non ha mai fatto mancare supporto e incoraggiamenti, guardando sempre le partite dell’Inter da Nanchino nonostante il fuso orario, trascorrendo notti insonni o puntando la sveglia nel cuore della notte. Il confronto con l’allenatore, Marotta e Ausilio dopo ogni gara è rimasto costante.
È stato poi l’anno in cui il presidente ha manifestato tutta la voglia di tenersi l’Inter, lavorando dapprima a un rifinanziamento con Oaktree per poi arrivare a un nuovo accordo con il fondo Pimco. Così facendo, Zhang si assicura di non perdere il controllo dei nerazzurri e guadagna altro tempo. La cessione del club resta comunque da non escludere, la situazione è fluida. In caso contrario, la nuova scadenza del prestito dovrebbe essere fissata nel 2027 e non sarebbe male che, anche in quel caso, Zhang ci arrivi da campione d’Italia in carica. Comunque vada a finire.