Matteo Darmian si è preso l’Inter, e non certo ieri sera. Il giocatore nerazzurro fin dal suo primo anno a Milano ha dimostrato un impegno fuori dal comune. Sempre al suo posto, sempre puntuale. Mai una parola di troppo. Decisivo con Conte e altrettanto decisivo con Inzaghi. Il giocatore che ogni allenatore vorrebbe, il simbolo della “classe operaia” nel calcio.
Il “silenzio” di Darmian, in un epoca di fantamilioni e lucine, fa tantissimo rumore. Perché, senza sbandierare ai 4 venti dichiarazioni d’amore o finti atti di appartenenza (vero, Skriniar?) Matteo fa i fatti. Il suo amore, il suo sudore, il suo impegno, li mette sul campo. Lo scetticismo al suo arrivo era tanto nei tifosi, che non lo reputavano da Inter, ma presto si sono dovuti ricredere. Come successo successivamente anche con Acerbi.
Darmian è il soldato perfetto, quello che quando serve ti toglie le castagne dal fuoco, non importa se sia in difesa o in attacco. Probabilmente un fenomeno clamoroso in nulla, se non nella sua immensa intelligenza calcistica, ma eccellente in tutto.
Non a caso il suo rinnovo è stato il primo portato avanti dall’Inter, che ha scelto di trattenerlo ancora per almeno due stagioni a Milano (un anno con opzione per il secondo). Ah e ciliegina sulla torta: senza tante storie, Darmian l’ingaggio se lo è ridotto, da 3,2 a 2,5 milioni. Manca solo l’ufficialità. L’ennesima riprova, se ancora ce ne fosse bisogno, di quanto tenga davvero all’ambiente Inter.
E ora testa al Derby, dove il buonsenso lo vuole ancora titolare. L’Inter può fare a meno di Skriniar, ma non di un Darmian così.
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