Dopo la lunga pausa per il mondiale qatariota, un’anomalia rispetto al tradizionale calendario che impone la massima manifestazione calcistica cadere, ogni quadriennio, durante il periodo estivo, come rientreranno i calciatori protagonisti al Mondiale? L’umore e, soprattutto, la condizione fisica sarà ideale per proseguire il cammino in Champions League e tentare una complicatissima rimonta per la vittoria dello Scudetto?
Ai posteri, come si suol dire, l’ardua sentenza, considerato che non esistono precedenti nella longeva storia del campionato italiano. C’è di certo, tuttavia, che la ripresa del campionato sarà già un crocevia di fondamentale importanza nella stagione degli uomini di Mister Inzaghi, che ospiteranno la squadra in grado, fin qui, di stupire tutti ben oltre i confini nazionali, grazie a strepitose prestazioni nella massima manifestazione continentale: il Napoli.
La squadra allenata da Spalletti, tecnico che ha lasciato un ottimo ricordo nell’ambiente nerazzurro, è nettamente in testa alla classifica, guadagnata a suon di prestazioni positive e di un consenso, pressoché unanime, sulla qualità del gioco espresso. E per l’Inter, in un 4 gennaio che si preannuncia bollente nonostante le presumibili rigidissime temperature (la gara, oltretutto, si gioca a Milano in notturna…), si tratterà di un autentico dentro o fuori, quel proverbiale “ora o mai più” che potrebbe ravvivare o tramortire, definitivamente, i sogni Scudetto dell’Inter.
D’altro canto, basta guardare le quote di questo bookmaker per comprendere come la rincorsa al titolo per la Beneamata sia davvero complessa, complice un distacco dalla compagine partenopea di ben 11 punti, che diventerebbero 14 in caso di successo del Napoli a San Siro, “gap”, eventualmente, difficile da assorbire nel corso del campionato anche per la presenza di altre due squadre, Milan e Juventus, attualmente meglio posizionate in classifica.
Una vittoria, invece, darebbe nuovamente vigore alle speranze di poter competere per lo Scudetto, sperando, in primis, che la squadra campana subisca un contraccolpo psicologico in grado di consentire ai nerazzurri di recuperare il terreno durante un mese, a cavallo tra settembre e ottobre, dove la squadra è sembrata totalmente smarrita, priva di mordente e di quel spirito combattivo e mai domo che la contraddistingue, ormai, da qualche anno.
Certo, il vantaggio dei partenopei resterebbe comunque cospicuo, ma non sarebbe “monstre” come in caso di una sconfitta o di un pareggio. E l’unico risultato che può tener accesa la fiammella della speranza è la vittoria: un “punticino”, infatti, non cambierebbe in alcun modo la classifica e rischierebbe, soltanto, di fare il gioco di Milan e Juventus, che potrebbero rosicchiare due preziosi punti alla compagine di Spalletti e rilanciare la loro autorevole candidatura per la lotta per il vertice.
La tradizione delle sfide a San Siro, tuttavia, è nettamente appannaggio della Beneamata, che ha ceduto il passo ai campani in soli 9 dei 76 precedenti disputati in terra meneghina. Per quanto ovvio, ogni decennio fa storia a sé. Ed il Napoli, da metà degli anni ‘90 sino al 2006, è stato ai margini del grande calcio italiano. Molto più equilibrato, invece, il confronto negli ultimi quindici anni, ovvero dal ritorno nella massima serie degli azzurri.
Se è pur vero che la forza dell’Inter di Mancini, prima, e Mourinho, poi, è stata superiore al Napoli nei primi anni di questo periodo storico, non si può negare come le cose si siano riequilibrate nel corso del secondo decennio del nuovo millennio. E anzi, in svariate annate, in particolar modo prima dell’arrivo di Suning, il Napoli si presentava ai nastri di partenza con una rosa maggiormente competitiva rispetto a quella dei nerazzurri.
Eppure, in questi quindici anni, in sole due circostanze la compagine partenopea è riuscita ad espugnare San Siro: nel 2011, con un netto 3-0 al debutto casalingo di Claudio Ranieri sulla panchina dell’Inter, e nel 2017, quando la compagine di Sarri vinse grazie ad una rete di un uomo-chiave di quella fantastica epopea sarrista all’ombra del Vesuvio: José Maria Callejon.
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