Albertosi: “Io all’Inter? Vi racconto com’è andata. Alla Fiorentina…”
Enrico Albertosi, ex portiere della Nazionale italiana, ha svelato un aneddoto del suo passato. Infatti, il calciatore poteva diventare il portiede dell'Inter.Enrico Albertosi, ex portiere della Nazionale italiana, ha raccontato, ai microfoni del Corriere dello Sport, un aneddoto che riguarda un suo approdo all’Inter quando era ancora in attività: “Agli inizi, alla Pontremolese, dovevo dare indicazioni a chi poteva essere mio padre, quasi mio nonno. Imparai ad urlare e a tacere. Un ragazzo che lavorava nella società mi portò a fare un provino con lo Spezia, ma mi chiamarono anche quelli dell’Inter. Avevo 15 anni, ero emozionato ed andai con mia madre. Eravamo centinaia di ragazzi: si passavano le varie prove e i migliori restavano in fondo. Alle sette di sera ero ancora in campo, ma poi non mi dissero più nulla e, alla fine, mi chiamò la squadra ligure. Mio padre voleva che continuassi a studiare, ma io volevo giocare e mia madre passò tutta la notte a convincerlo, così il giorno dopo andammo a La Spezia per firmare e quando tornammo a casa trovammo nella casella della posta il telegramma dell’Inter che mi annunciava l’ingaggio. Com’è la vita“.
“Alla Fiorentina diventai titolare solo quando Sarti fu ceduto all’Inter, nel 1963, e iniziò quel cammino che lo portò a vincere più di me con i nerazzurri. Gli anni in viola sono stati bellissimi anche se è mancato lo scudetto, vinto poi l’anno successivo alla mia cessione, anche quella storia particolare. Mi aveva telefonato Allodi, responsabile tecnico dell’Inter e mi aveva detto che l’anno successivo avrei giocato in nerazzurro. Quando fui convocato da Baglini, il presidente della Fiorentina, gli dissi che sapevo tutto e che sarei andato volentieri all’Inter. Mi guardò come un matto e mi disse che sarei andato via, ma al Cagliari: avevo molti pregiudizi sulla Sardegna a causa di alcuni rapimenti e poi volevo andare all’Inter. Scoprii poi come erano andate le cose: c’era stata una cena tra viola e rossoblu e avevano bevuto un po’ troppo. I cagliaritani forse reggono di più l’alcol e fecero firmare a Baglini, su un foglio del ristorante, che avrebbe ceduto me e Brugnera in cambio di Rizzo e soldi. E anche quella volta Milano sfumò, ci sarei arrivato poi da rossonero“.