Cambiasso: “Moratti? Uno che non si accontenta. Mourinho ha portato aria nuova”
L'ex centrocampista argentino è stato protagonista di un'intervista sulle pagine de "La storia dell'Inter in 50 ritratti"Oggi esce in libreria “La storia dell’Inter in 50 ritratti“, libro di Paolo Condò e Fabrizio Biasin che contiene al suo interno anche un’intervista ad Esteban Cambiasso. Grazie a Rivista Undici, è possibile leggere un estratto di quest’intervista, con il Cuchu che parla della sua Inter pre-Triplete.
In primis, un suo racconto della prima stagione di Mourinho: “Usciamo (contro lo United, ndr) con la sensazione che manchino i famosi dettagli, e che il club e l’allenatore abbiano un piano su come metterli a punto. L’anno precedente, invece, Mancini s’era giocato la conferma dopo la gara di ritorno col Liverpool perché le sue dichiarazioni avevano indispettito Moratti. Ora che possiamo darne un giudizio storico, va riconosciuto che i meriti di Mancini nella creazione della base vincente furono grandi, ma è vero che dopo quattro stagioni il rapporto con la squadra era un po’ stanco, diciamo un matrimonio a passione calante. E Moratti l’aveva percepito“.
Come naturale conseguenza, dunque, il cambio in panchina: “Malgrado fossimo riusciti a portare a casa lo scudetto, il cambio era nell’aria. Moratti è fatto così, il tipo di persona che non è mai del tutto soddisfatta dei traguardi raggiunti, uno che non si accontenta“.
Poi, qualche parola sull’addio di Ibrahimovic: “Conosco pochi professionisti del suo livello. Aveva voglia di cambiare squadra e lo diceva, ma in campo si allenò alla massima intensità fino all’ultima seduta con noi. Certo, parlando a 360 gradi fu prezioso il fatto di trovarci in California, con due o tre giornalisti e un mazzetto di tifosi al seguito: fossimo stati a Brunico o a Pinzolo i media avrebbero parlato soltanto della trattativa, e alla lunga la cosa sarebbe stata dura da gestire“.
Si sentiva un’aria nuova nella Milano nerazzurra: “Si percepiva che un campione sarebbe stato sostituito da un altro campione. Mourinho “era” quest’aria nuova. Non ci ha mai detto di puntare all’ennesimo Scudetto oppure alla Champions: era ovvio che fosse venuto per provare a vincere tutto, e che ci considerava capaci di farlo. Semmai la differenza riguardava la Coppa Italia, per lui obiettivo di pari dignità, mentre tre per gli altri tecnici che ho avuto era il più sacrificabile“.
Infine, qualche parola su Diego Milito: “Si avvertiva un certo scetticismo perché la stagione precedente Diego aveva sì segnato un sacco di gol, ma nel Genoa, un club che non punta alla vittoria finale. Come si sarebbe adeguato alle pressioni molto superiori dell’Inter? Io ero tranquillo perché Diego, in Argentina, aveva giocato per il Racing. Un grande club. Conosceva già lo stress da vittoria“.
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