Mancini: “A Genova gli anni più belli della mia vita. Con la Lazio…”
In una lunga intervista a Paolo Condò di Sky, Roberto Mancini ha raccontato tantissimi aneddoti sulle sue esperienze con Lazio e Sampdoria, dove è arrivato dopo la retrocessione del Bologna nel 1982: “Non avrei mai voluto lasciare la città, dove mi trovavo benissimo, ma il club aveva bisogno di fare cassa e c’erano diverse offerte. […]In una lunga intervista a Paolo Condò di Sky, Roberto Mancini ha raccontato tantissimi aneddoti sulle sue esperienze con Lazio e Sampdoria, dove è arrivato dopo la retrocessione del Bologna nel 1982: “Non avrei mai voluto lasciare la città, dove mi trovavo benissimo, ma il club aveva bisogno di fare cassa e c’erano diverse offerte. Gli anni di Genova sono stati i più belli della mia vita. Nella sfortuna di lasciare Bologna, dove sono cresciuto calcisticamente, sono andato a Genova e ho trovato un’altra famiglia con ragazzi giovani, un grande presidente come Mantovani e un grande ds come Borea. La svolta nell’anno dello scudetto arrivò a Napoli, lì abbiamo capito che potevamo giocarcela“.
Mancini parla anche della sfida spacca campionato arrivata a San Siro contro l’Inter, dove fu espulso per uno scontro con Bergomi: “Fu una mossa strategica, in 10 contro 10 sarebbe stato più facile. L’arbitro fu D’Elia, in quei tempi avevamo un padre spirituale, padre Galli, che riceveva gli arbitri a messa. Sapevo che erano amici e gli chiesi di chiamarlo per non farmi dare due giornate. Ci provò, ma saltai comunque due partite. La finale di Champions contro il Barcellona sapevamo che sarebbe stata l’unica opportunità della società nella sua storia. Eravamo concentrati sulla Coppa, volevamo arrivare fino in fondo. Sapevamo che dopo quella partita sarebbero cambiate tante cose e che ogni anno qualcuno poteva lasciarci. Mantovani riusciva a tirarsi indietro ma poi capì che c’era bisogno di introiti e all’epoca si potevano ottenere solo cedendo i giocatori. Quando andò via Vialli piansi, eravamo in un ristorante con altri giocatori e lui ci disse che stava andando dal presidente perchè c’era l’opportunità di andare alla Juve. Speravamo che ci ripensasse, ma poi andarono via 2-3 giocatori e cambiò tutto. Li finì la mia giovinezza, si può dire, perchè arrivò gente più giovane di me. Con la morte di Mantovani finì la nostra Sampdoria“.
“Alla Lazio furono tre anni bellissimi. Cambia città dopo 15 anni e andai in un posto diverso da Genova, molto più piccola di Roma, ma poi ci si abitua. La Lazio stava costruendo una squadra molto forte, che voleva vincere. Cragnotti fece investimenti enormi e quegli anni furono pieni di vittorie importanti, forse i più belli della Lazio insieme a quelli di Maestrelli. La Lazio è la squadra con i giocatori più forti dove ho giocato, c’erano 23-24 giocatori fortissimi e ha vinto poco per la qualità. Il mio gol contro il Parma è un colpo che non viene a tutti e se non riesce può scattare un contropiede, ma io ho un debole per quella mossa, anche se capisco se un tecnico si arrabbia pur accettandola anche da un Medel. Fu un gol bellissimo perchè fatto a un campione come Buffon, ma non fu la prima volta, in allenamento ci riuscì pari pari. Sapevo che Mihajlovic avrebbe messo la palla in quel modo, ma per fare un gol così devi avere anche fortuna. La palla passa vicino a Fuser che non se ne accorse essendo abbastanza alto. Ricordo che Vieri gridava ‘Tu sei pazzo’, ma fu un gol molto bello“.