Stankovic: “L’Inter rimarrà iscritta con lettere d’oro nella storia del calcio. Il mio ruolo…”
Una lunga intervista quella rilasciata da Dejan Stankovic ai microfoni di BN Televizija, dove ha parlato del Dejan calciatore fino ad arrivare alla nuova avventura dirigenziale: “Sono sempre Deki, quello di quindici anni fa. Ho cambiato solo ciò che doveva essere cambiato in positivo. Ripeto sempre che è grazie alla mia famiglia se sono sempre […]Una lunga intervista quella rilasciata da Dejan Stankovic ai microfoni di BN Televizija, dove ha parlato del Dejan calciatore fino ad arrivare alla nuova avventura dirigenziale: “Sono sempre Deki, quello di quindici anni fa. Ho cambiato solo ciò che doveva essere cambiato in positivo. Ripeto sempre che è grazie alla mia famiglia se sono sempre lo stesso, perchè mi sono sposato presto e sono diventato subito padre. La mia carriera e le mie vittorie sono andate avanti insieme a loro. Sono felice che i miei figli mi abbiano visto e che possano ricordarmi in campo. Philip, che ha 13 anni, è portiere nei giovanissimi dell’Inter, ma non sono stato io a spingerlo e non so a che livello può arrivare. Stefan, che ha 15 anni, gioca nell’Accademia Inter e quest’anno sta entrando in competizione perchè i classe 2000 sono più talentuosi dalla generazione di Balotelli e sarà dura per lui, ma è giusto che si misuri con i migliori, e poi c’è Aleksandar, che ha 10 anni“.
“Mi hanno sempre chiesto tutti perchè giocassi bene nell’Inter e in Nazionale non tanto. Mi sono sempre sacrificato per il successo della squadra, anche quando dopo una vittoria non ero felice della mia prestazione e leggevo delle critiche eccessive. Ho sempre accettato la chiamata della Nazionale perchè è il più grande onore per ogni atleta” – afferma, prima di passare a parlare di Mihajlovic – “Ho battezzato io Dusan, il figlio di Sinisa, e per me è stato un onore. Anche mio figlio Philip ha fatto il raccattapalle quando io ero in panchina all’Udinese ed è stato fantastico. E anche io, quando Mihajlovic era alla Stella Rossa, ho fatto il raccattapalle. Voglio bene a Sinisa, il calcio è una cosa e la vita privata un’altra. Ha fatto tanto per me. Sarà sempre parte della famiglia, più di un amico, più di un padrino. Tre anni fa gli dissi che avrebbe allenato una grande squadra e così è stato. La pressione, per lui, non è un problema, perchè ha le palle. Maggiore è la pressione, meglio lui sa reagire. Ha ottenuto vittorie quando aveva su di sè la massima pressione. Siamo nemici per 180 minuti in un anno, per il resto siamo amici e lo saremo sempre“.
Dejan si sofferma anche sulla sua carriera, dal campo alla panchina: “Fino ad oggi sono molto soddisfatto di come si sta sviluppando la mia carriera da quando ho smesso di giocare a calcio. Ho lavorato a Udine con Strama e ora, a 37 anni, ho avuto la possibilità di tornare all’Inter con un ruolo nel team manageriale. Provo a fare del mio meglio, sperando di soddisfare le aspettative e di avere maggiori responsabilità. Sono cresciuto concentrandomi sul lavoro, senza avere timore delle responsabilità. E’ importante andare passo dopo passo e non volare molto“.
In conclusione, prendono il sopravvento i ricordi, anche quelli del Triplete: “Quando dovevo decidere la squadra in cui giocare dopo la Lazio, ho scelto l’Inter. Mancini mi ha consigliato di venire a Milano per fare la storia, mentre se fossi andato alla Juve sarei stato uno dei tanti. All’inizio ci sono stati dei problemi, ma abbiamo creato un ciclo di grandi vittorie durato quattro anni. Il Triplete è stato il coronamento di un sogno. L’Inter rimarrà iscritta con lettere d’oro nella storia del calcio“.