A tutto Stankovic: “Dal ‘no’ dello Zemun alla scommessa di Mou. E ora voglio fare il Luis Figo”
Serata di ricordi speciali, con un ospite d’eccezione. Ai microfoni di Inter Channel interviene Dejan Stankovic, leggenda interista ed attuale club manager, che ripercorre tutta la sua carriera calcistica dai primi passi in Serbia fino al ritorno in nerazzurro. “Sono fiero di aver disputato una carriera da Dejan Stankovic – esordisce il serbo che poi […]Serata di ricordi speciali, con un ospite d’eccezione. Ai microfoni di Inter Channel interviene Dejan Stankovic, leggenda interista ed attuale club manager, che ripercorre tutta la sua carriera calcistica dai primi passi in Serbia fino al ritorno in nerazzurro. “Sono fiero di aver disputato una carriera da Dejan Stankovic – esordisce il serbo che poi prosegue: “Il mio sogno comincia dopo che lo Zemun mi scartò. Ho ringraziato tante volte quel club per non avermi preso, perché poi approdai alla Stella Rossa dove a 18 anni arrivai ad essere capitano con la maglia numero 10. Poi ho rivisto l’allenatore dello Zemun, ma è finita lì. Un pomeriggio storto per lui”.
Stankovic, poi, continua: “Alla Lazio mi ha aiutato tantissimo Mihajlovic, poi per la regola degli extracomunitari giocavo poco e si parlava anche di un mio possibile passaggio alla Fiorentina, che fallì. Così arrivò Zaccheroni e da quel momento non sono più uscito. L’ho ritrovato a Milano, all’Inter. La classifica non era molto buona, ma con grandissimo Adriano siamo arrivati in Champions League. Con Mancini poi abbiamo costruito l’Inter vincente. Si era visto da subito il cambio di passo. L’anno della pareggite? Giocavamo bene, ma non segnavamo. Il calcio è così. La stagione 2007/2008 è stata la più dura, avevo tanti problemi fisici, ma Mancini credeva in me e mi schierava anche se ero al 60%. Ed io davo comunque il 100%”.
E quindi l’arrivo di Mourinho: “Dicevano tutti che sarei andato via. Mourinho ad Appiano mi disse che voleva Lampard, ma la trattativa era molto difficile e quindi io sarei stato la sua scommessa. E mi ha detto che saremmo diventati amici. Poi si è visto: nei momenti difficili ci è sempre stato. Quell’anno avremmo potuto far meglio in Champions, ma José aveva capito tutti. Prese grandi giocatori, tanta qualità, e l’anno dopo vincemmo tutto. Poche volte l’ho visto così arrabbiato come contro la Dinamo Kiev. Ha sfondato anche il lettino del massaggiatore. Da lì poi è cambiato tutto. Il gol contro lo Schalke? Ne ho fatti anche altri, anche in Nazionale. Peccato per il risultato. Al Mondiale per Club ero sicuro che sarei sceso in campo dopo la bella semifinale, invece non fui schierato titolare. Ho fatto poi l’assist per Biabiany, ma mi è dispiaciuto tantissimo quella sera. Il saluto? Non mi rendevo conto di nulla, ho dovuto riguardare tutto. Non posso che ringraziare la famiglia Moratti. Il futuro? Vorrei fare il Luis Figo. Ha classe, stile, tutto!”.