Thohir alla Gazzetta: “Mazzarri lavora duro, e io saprei come aumentare i profitti”
Intervista Thohir: il numero uno dell’Inter ha risposto alle domande della rosea
E’ un momento particolare quello di Thohir. C’è da ideare il mercato, c’era (per fortuna) da ottenere le garanzie bancarie, e c’è da risollevare il morale di una piazza che continua a non essere convinta del proprio presidente (per non parlare dell’allenatore).
Quale miglior modo per spiegare le proprie strategie se non concedendo una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport? Tanti i temi in ballo: dall’allenatore al mercato, passando per fair play finanziario e chiudendo con Moratti. Di seguito ve la riproponiamo.
Thohir, partiamo da Mazzarri: non si discute? “Mazzarri è uno che lavora duro. Pensa sempre a un percorso di crescita con i giocatori. Anche a Napoli è stato così, ma ha avuto quattro anni per farlo”.
Che cosa pensa della sua Inter? “Che è messa bene in campo, che le posizioni dei giocatori sono giuste, ma che segna poco e manca di velocità in contropiede. Dovremo lavorare su questo, ma non è giusto che io gli chieda già degli obiettivi senza sapere che mercato faremo”.
Servono acquisti… “Intanto abbiamo una base solida. Icardi, che crescerà, e Palacio in attacco. Hernanes e Kovacic a centrocampo. Handanovic, Vidic e Juan Jesus in difesa. La prima cosa di cui abbiamo bisogno è un centrocampista difensivo forte, uno alla Davids, alla Gattuso: pressing, corsa, agonismo. In difesa dipende da come giocheremo, se a tre o a quattro“.
Per migliorare occorre spendere, ma lei sa che la situazione dell’Inter, relativamente al fair play finanziario almeno, non è delle migliori. “Lo so bene. Per questo dovrò spendere correttamente: per rispettare i parametri Uefa. Sono le regole. Abbiamo cominciato a farlo, per esempio, con D?Ambrosio: bravo, giovane, italiano. Poi Vidic: è forte, viene dal Manchester e quindi ha grande esperienza, sarà utile anche per il marketing. Ma niente voci di mercato: soltanto annunci ufficiali, quando una cosa è fatta, come per Hernanes“.
Che cosa pensa del fair play? “Sinceramente preferisco il modello americano, è più sostenibile. Salary cap e luxury tax sono più utili e ridistribuiscono risorse. Capisco City e Psg, capisco il loro business plan, ma qui non è questione di giusto o sbagliato quanto di regole, e preferisco il modello della Roma di Pallotta, del Liverpool, dell’Arsenal“.
Come si guadagna di più? “Sto insistendo con la Lega: partite il sabato pomeriggio, così che siano trasmesse in Asia la sera, in prime time , e negli Usa la mattina, senza concorrenza. E poi amichevoli e tournée“.
Sei mesi di Inter: sono stati come se li aspettava? “Qualcosa mi ha sorpreso, qualcosa no. So che devo lavorare duro, essere concentrato e trovare soluzioni, senza maledire qualcosa o qualcuno: se la situazione non ti piace, non venire, e invece io volevo venire in Italia. Ho bisogno di aiuto dalla Lega, dal mercato asiatico, dal mio management, da Moratti“.
Come è il rapporto con Moratti? “Ottimo, se vuole gli telefoniamo… (ride). Parliamo spesso, lo consulto su tante questioni, ho bisogno dei suoi input . È importante il rapporto: lui è più sentimentale, io più razionale perché ancora meno coinvolto. Non siamo sempre d?accordo su tutto, siamo diversi per radici e cultura, ma assieme troviamo soluzioni”.
Quali giocatori le piacciono? “Parliamo di modelli del passato. Davids e Gattuso, lottatori, a centrocampo. Samuel, Cordoba e Chivu in difesa. In attacco ci sono quelli potenti come Vieri, quelli veloci come Ronaldo, quelli d?area come Rossi”.
E nel presente? “Premesso che oggi non possiamo permetterci top player, ma domani spero di sì, gente come Busquets, Luiz Gustavo e Dzeko mi piace”.