Simone Inzaghi sarà il nuovo allenatore dell’Inter, ormai manca solo l’ufficialità. L’addio ad Antonio Conte certamente è stato molto doloroso, ma i tifosi nerazzurri possono parzialmente consolarsi: è arrivato un sostituto giovane ambizioso e non troppo differente dall’istrionico tecnico salentino. Andiamo infatti a vedere come giocano le squadre di Simone Inzaghi.
La Lazio di Simone Inzaghi, che non dimentichiamolo era una seria pretendente allo Scudetto del 2020 prima dello stop forzato a causa della pandemia, di base è piuttosto simile all’Inter contiana. Gioca infatti con un 3-5-2 classico, variando tra possesso e non possesso trasformandosi rispettivamente in un 2-3-4-1 e in un 5-3-2: compatto in fase di contenimento e letale e cinico in fase di ripartenza.
Inzaghi predilige portieri tecnici, bravi con i piedi e che sappiano supportare la squadra nella costruzione dal basso. Nella Lazio il play basso era Acerbi, supportato da Reina, ma all’Inter, con De Vrij e Bastoni molto bravi con i piedi, potrebbe avere più soluzioni per impostare la manovra. Il regista arretrato scala spesso a prendere la palla tra i centrali, come fatto in nerazzurro da Brozovic, mentre i ruoli cardine sono gli interni di centrocampo che devono inserirsi il più spesso possibile a sostegno degli attaccanti (come piace tanto anche a Conte), e gli esterni, fondamentali sia in fase offensiva che nel ripiego difensivo a fare da terzini aggiunti.
A differenza che nell’ultima Inter però, gli esterni di Inzaghi raramente partecipano all’azione in fase di possesso, ma si alzano immediatamente sulla linea degli attaccanti per aumentare le soluzioni offensive. Certo è però che, in caso di permanenza di Hakimi, il marocchino diventerebbe uno sbocco essenziale per la manovra, come già stato per Conte. Nella Lazio poi, a garantire imprevedibilità c’erano Milinkovic-Savic e Luis Alberto in posizione di mezzali, ruolo che all’Inter potrebbero garantire senza problemi Eriksen e Barella.
Come per Conte, anche per Inzaghi le transizioni offensive sono una prerogativa fondamentale, anche se il neo tecnico nerazzurro raramente coinvolge le due punte alla fase difensiva, preferendo lasciarle più libere e sganciate in avanti, pronte a ripartire.
Insomma, le differenze di vedute ci sono, ma i punti in comune tra i due tecnici sono molti e, se l’ossatura dell’Inter rimarrà come si spera quasi completamente integra, i presupposti per fare bene ci sono tutti. Riuscirà Simone Inzaghi a raccogliere la pesante eredità di Conte e a sfruttarne il lavoro fatto sinora?
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