Simone Inzaghi, allenatore dell’Inter Campione d’Inverno, ha sfruttato il tempo libero regalato dalla sosta natalizia per parlare a ruota libera ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.
Inzaghi ha dichiarato: “Leggo il mio nome ovunque adesso, ma il titolo di Campione d’Inverno non conta nulla, non finisce in albo d’oro. Questo deve essere solo un punto di partenza. La rimonta nelle ultime sette? Io sinceramente ero sereno anche a ottobre, quando andavamo a singhiozzo e le prime erano in fuga. L’apprezzamento al mio gioco da parte dei tifosi mi ha dato una spinta in più, mi ha spronato a fare meglio. Già a luglio sapevamo avremmo potuto fare bene. Adesso fa comodo a tutti dire che siamo una corazzata, i favoriti per il campionato”.
“La vittoria con il Napoli ci ha dato grande consapevolezza, soprattutto per come è arrivata. Ma per come vedevo allenarsi la squadra anche un 3 a 3 non avrebbe cambiato molto. La strada per fare bene era tracciata. Scudetto? Milan e Napoli sono quelle che hanno cambiato meno, ma occhio ad Atalanta e Juve. Soprattutto i bianconeri, hanno vinto 6 delle ultime 8 e stanno risalendo bene. La Champions? Devo essere sincero, il Liverpool nella mia testa era la primissima squadra da evitare insieme al City. Sarà durissima, ma sarà anche una sfida bellissima da giocare”.
Inzaghi ha poi proseguito: “Il calcio di oggi sta nell’occupare gli spazi. Io rendo più liberi i miei calciatori perché lascio scegliere a loro il momento, quando andare in quel dato spazio. Con il pubblico dalla panchina puoi incidere poco o nulla a partita in corso. Le scelte le devono fare i giocatori in pochi secondi in campo, e chi fa le scelte migliori vince. Noi poi siamo usciti più forti da una sconfitta, quella con la Lazio. Abbiamo lavorato tanto sulle marcature preventive, sul tenere la squadra corta… e ora in difesa i risultati si vedono. I giocatori che mi hanno sorpreso di più? Ranocchia e Gagliardini. Andrea quando non c’era De Vrij ha giocato alla grande, da interista vero, e allenando Roberto ho capito perché Spalletti e Conte lo facevano giocare tanto. Quando mi giro in panchina posso scegliere a occhi chiusi”.
“Lukaku? Il suo addio non era previsto non era nell’aria. Era in conto solo la cessione di Hakimi. Appena ho capito però che Romelu era irremovibile e sarebbe partito, la sera stessa ho fatto a Marotta ed Ausilio il nome di Dzeko. Mi hanno detto che sfondavo una porta aperta, che era da tanto che lo volevano in nerazzurro. Il mercato? In estate dovevamo mettere in sicurezza il club, adesso potremo pensare a crescere ancora e fare qualcosa. Mi piacerebbe mantenere gli uomini che ho già, capire se qualcuno vuole più spazio, e se possono partire ragazzi come Satriano. Voglio che chi rimane lo faccia perché è convinto di restare. Vorrei però tenere i 4 attaccanti. Potremmo rinforzarci in mezzo al campo e sulle fasce: dobbiamo capire come muoverci per migliorarci”.
“Nandez? È un profilo che mi piace, interessante, duttile. Non voglio parlare di nomi, la società è vigile: se ci sarà l’occasione giusta la coglierà. Come ho conquistato i ragazzi? Sono uno a cui piace tanto relazionarsi con loro, parlare, conoscerli. Zhang? Anche se non c’è fisicamente lo sento molto presente, ci sentiamo ogni settimana”.
Inzaghi ha poi concluso: “Calhanoglu è il nostro Luis Alberto, credo che renda tanto perché quello di mezzala è il suo ruolo ideale. Riesce ad abbinare alla grande quantità e qualità. Brozovic? Beh, prima ti tutto deve sbrigarsi a firmare il rinnovo! Come ha detto già anche Barella gli piace stare qui, ma sono ancora in fase di contrattazione. In campo è un giocatore straordinario, sono anni che fa le fortune dell’Inter. Quando firma? Non lo so, ma spero lo faccia presto anche Perisic… con Ivan sapevo di trovare un campione, ma ho trovato anche un grandissimo uomo. Mi ha dato piena disponibilità, fa ogni cosa che gli chiedo di fare per la squadra. perché lancio tanto i giovani? Me lo ha insegnato Beppe Materazzi a Piacenza. Con i giovani bisogna avere coraggio, anche a costo di fare scelte scomode… Scudetto? Siamo a buon punto, ma questo è solo uno stimolo per fare meglio. La strada è ancora lunga”.
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