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Inzaghi, all’Olimpico altra prova di maturità fallita: serve continuità

Bisogna sempre mettere in conto che ci siano passi falsi in una stagione, specie quando la condizione latita. Nessuno può vincere tutte le partite. Tuttavia c’è modo e modo di perdere e l‘Inter ieri contro la Lazio ha perso molto male. A mancare sono state soprattutto personalità e voglia di vincere ed è soprattutto questo il campanello d’allarme più preoccupante. Anche se, inevitabilmente, il principale indiziato sul banco degli imputati è Simone Inzaghi. Il tecnico infatti non solo ha sbagliato la formazione titolare, ma ha perseverato completando l’opera sbagliando anche i cambi a gara in corso.

Simone Inzaghi @Getty Images

Raramente, anche nelle partitacce della scorsa stagione, si era visto un mi di tanti fattori negativi. Al di là della condizione dei singoli, su tutti Brozovic e Bastoni irriconoscibili, Inzaghi non ci ha capito nulla. Contro una squadra tanto fisica era palese Dimarco avrebbe sofferto, e i risultati si sono visti. E anche la scelta di sacrificare la tecnica per il fisico di Gagliardini su Savic si è rivelata solamente dannosa: il serbo ha fatto il bello e cattivo tempo e l’Inter ha perso fantasia e geometrie in mezzo al campo. Come dimenticare poi la sostituzione di Dumfries, l’unico che sembrava in grado di creare occasioni pericolose, per un Darmian irriconoscibile. Scelte non solo discutibili, ma non da grande squadra: giocare in difesa quando vuoi vincere trofei, è sintomo di debolezza.

Certo, se i giocatori sono in giornata no non è tutta colpa sua, ma il mister ci ha messo del suo, mettendoli nella condizione di fallire. Inzaghi, che lato mediatico sembrava diventato un tecnico d’alto profilo, deve invece crescere ancora molto nelle scelte. Deve trovare un punto d’equilibrio tra l’allenatore che mette 4 punte per 20 minuti a Lecce per vincere e quello che invece si spaventa davanti alla Lazio e cerca di limitare i danni. Non si può stare con un piede in due scarpe. E con un girone di Champions League del genere e tante partite ravvicinate urge ritrovare sé stessi nel più breve tempo possibile… altrimenti rischiano di essere dolori. Non bisogna avere paura di essere grandi…

Pietro Magnani

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