Tempo di smobilitazioni, a Nanchino, e del resto non è altro che l’effetto di un contesto politico ed economico dove un governo decide di inaugurare investimenti di Stato in un settore – oggi il calcio, domani altro – salvo poi ritrattare e tornare sui propri passi, ritenendo l’investimento un buco nell’acqua: in Cina il calcio non è esploso, il Partito chiude i rubinetti e le società (molte, tra cui lo Jiangsu, di proprietà di Suning) smantellano, mediamente dopo pochi anni di storia. E a parlarne, a CCTV News, tra gli altri, è Chen Xuyuan, presidente proprio dello Jiangsu.
“Dal punto di vista degli investimenti del club, il calcio stesso dovrebbe essere considerato un prodotto di assistenza sociale – afferma – Gli investitori dovrebbero comunque considerare le responsabilità sociali e le questioni di immagine sociale alla base degli investimenti nel calcio. Ci auguriamo che questo genere di cose non accada in futuro il più possibile. Per gli investimenti nel calcio, a differenza degli investimenti aziendali in progetti, lo scopo commerciale non è quello più importante. Se ogni club aderisce a questa filosofia, credo che le difficoltà operative temporanee non diventeranno un problema fondamentale”.
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