Intervistato sui canali ufficiali dell’Inter, Josep Martinez si è presentato ai nuovi tifosi nerazzurri raccontando qualcosa in più sul suo passato. Il portiere spagnolo, prelevato dal Genoa come vice Sommer, si è calato sin dal primo giorno nell’ambiente interista consapevole del duro lavoro che lo aspetta. Queste le sue parole:
IDOLO – “Sicuramente Cañizares, portiere del Valencia, mitico. Poi quando sono stato più grande Casillas. È un riferimento per me e un mito”.
BARCELLONA – “Giocavo nella mia cittadella, avevo circa 17 anni, e mi hanno chiamato lì per fare una prova. Sono stati due anni in cui ho imparato tantissimo, non solo nel calcio ma anche per i valori che ho imparato lì. Credo sia stato lo step più grande della mia carriera”.
EVOLUZIONE DEL RUOLO – “Ho avuto fortuna di giocare in club in cui il ruolo del portiere moderno era principale e questo mi ha fatto crescere anno dopo anno”.
INTUITIVO – “Mi definiscono così, a me non piace farlo, né come calciatore né come persona. Alla fine un portiere deve essere reattivo e pronto”.
INSEGNAMENTO CHIAVE – “A Las Palmas a 20 anni quando ho iniziato a giocare in prima squadra e sembrava fossi il nuovo Casillas per la Spagna… Tutto andava bene, poi ho avuto un infortunio che mi ha tenuto fuori per mesi. Questa cosa mi ha fatto imparato che non è sempre buono ciò che dicono da fuori e devi sempre stare sulla tua strada senza sentire ‘i rumori’ che provengono da fuori”.
SOPRANNOME – “I miei amici mi chiamano Pepo. L’ha inventato un mio compagno del Las Palmas. Un giorno scherzosamente mi ha chiamato così: da quel momento sono passati sei anni, ma il soprannome è rimasto per tutti”.
SPOGLIATOIO – “Conta tantissimo. Il calcio è uno sport speciale: se hai una brutto giorno sai di avere dei compagni che ti possono aiutare a crescere e che contribuiscono anche al tuo miglioramento… Questi sono valori veramente importanti, non solo per lo sport ma anche per la vita”.
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