Jovetic e la carriera: “Voglio fare di più per l’Inter. Fiorentina scelta giusta, difficoltà a Manchester”.
Il numero 10 nerazzurro ripercorre la sua carriera in giro per l'Europa“L’Inter è una delle migliori dieci squadre al mondo. Io vorrei fare sempre di più, segnare di più. Mi spiace essermi fermato dopo le prime due partite. Però ho fatto assist a Palermo, contro la Roma e siamo primi in classifica. Meglio che segnare 8 gol ed essere ottavi in classifica. Io sto cercando di fare del mio meglio e quando lo faccio sono sicuro che tutti sono contenti. Sono partito bene ma non devo dimostrare niente a nessuno”. E’ questo il messaggio che Stevan Jovetic lancia all’Inter, in occasione della lunga intervista concessa a Undici. Il fantasista montenegrino ha ripercorso la sua carriera, soffermandosi sulle tappe fondamentali.
PARTIZAN BELGRADO – “Non è stato facile, ero un ragazzino e avevo appena finito la scuola primaria. Il mio babbo mi ha chiesto cosa pensassi dell’offerta del Partizan e io gli ho risposto ‘come cosa ne penso? Ci vado!’. Lui era preoccupato, non si aspettava una risposta così veloce. Nel 2002 giocavo nella nazionale Jugoslavia e c’era sempre una decina di calciatori del Partizan, perché il Partizan ha sempre avuto una scuola molto forte. Mi hanno accolto bene, sono stati 4 anni molto belli”.
FIORENTINA – “Sapevo di andare in una grande squadra e ho fatto una bella scelta. Sono arrivato in una città bellissima, con tifosi che mi hanno accolto subito bene. Poi non è stato facile trasferirsi dal campionato serbo a quello italiano, il livello è più alto. Ho faticato il primo anno pur giocando 25 partite, nel secondo è andata meglio con 5 gol in Champions League”.
MANCHESTER CITY – “A me piace la Premier, è più facile giocare lì che in Italia dove c’è poco spazio. Con Pellegrini ho avuto un rapporto normale, non abbiamo mai litigato. Solo che meritavo di giocare di più, lo pensavo allora e lo penso anche oggi. Quando stavo bene non mi faceva giocare, quando segnavo uscivo dopo massimo 60 minuti e così è difficile fare di più”.