Kovacic sinonimo di qualità in qualsiasi ruolo
Quando al minuto 13 di Inter-Genoa i palloni persi da Cambiasso erano già tre e i cambi di gioco di Kuzamanovic così letti, lenti e imprecisi da favorire le ripartenze dei rossoblù, tutto l’universo nerazzurro avrà pensato la stessa cosa: serve Mateo Kovacic.
Il giovane centrocampista croato se ne stava in panchina ad aspettare il suo momento, il momento dell’esordio a San Siro. Non più quello in punta di piedi, avvenuto nella disfatta senese di febbraio, ma un esordio da protagonista, leader indiscusso del centrocampo nerazzurro. Sono bastati pochi mesi al talentino di Linz per entrare nel cuore dei tifosi, non di certo per via della sua religiosità extracalcistica, ma per le prestazioni sfornate da quando si è legato alla Beneamata. Recordman di dribbling completati nella scorsa stagione (una media di 4,4 a partita), Mateo fa il suo ingresso in campo al minuto 71, al posto di un Cuchu spento e distratto. E da quel momento accende la luce sulla mediana del Meazza: tanta qualità, cambia la partita e disegna geometrie fino a quel momento solo sognate dagli spettatori. Come fa notare Massimilano Nebuloni a Sky Sport 24, la sua assenza si sente e di lui non si può fare a meno. Che sia davanti alla difesa, da interno o dietro le punte.