La FIGC ha dato il consenso ai retro-sponsor sulle maglie per combattere la crisi! Ma nessuno lo sa…
L’idea di riempire anche la parte posteriore delle maglie da gioco con lo stemma di uno sponsor è già ampiamente applicata in tante realtà calcistiche nazionali, come ad esempio Brasile, Argentina e Francia. Anzi, c’è da chiedersi come mai in Italia non si sia ancora giunti a tale soluzione, viste le palesi difficoltà economiche di molte società. La proposta però è stata finalmente approvata da Giancarlo Abete il 28 settembre 2012: già a partire da questa stagione tutti i club di serie B, Lega Pro e serie minori, potranno applicare alle proprie divise anche un retro-sponsor. L’unica lega esclusa rimane per il momento la serie A.
Per il calcio italiano si tratterà comunque di una rivoluzione, che almeno in principio tifosi faranno fatica ad accettare, avendo sempre amato le magliette più “pulite”. Ma di questi tempi è il caso di fare di necessità virtù: proprio per questo, visto anche lo scarso successo che l’iniziativa sta avendo per il momento, la lega serie B sta avanzando un progetto per realizzare, per la propria serie, delle divise che abbiano tutte lo stesso “carattere” e che siano gradevoli all’impatto visivo nonostante il doppio sponsor.
Per i club di B e Lega Pro potrebbe essere un’interessante arma per aumentare i profitti commerciali. Un’idea che dovrebbe essere ripresa anche dalla Serie A, dove comunque le società non navigano nell’oro in questo momento. La stranezza però è che nessuno a voluto e vuole parlare di questa vicenda, che di per sé non presenta lati negativi, se non dal punto di vista estetico. Le società stentano ad utilizzare tale possibilità e per i media italiani sembra essere un tabù. A lanciare la notizia è stato Gianluca Di Marzio, che tramite il suo blog ha pubblicato un articolo di Marcel Vulpis, direttore di Sporteconomy.it.
Una ventata di novità invece potrebbe far bene al nostro calcio e andrebbe accolta con entusiasmo: in fondo all’estero si fa di tutto per rendere questo sport un business, e alla fine ne beneficia lo spettacolo, mentre in Italia si rimane legati a vecchi tradizionalismi…