La fine dell’era Stramaccioni: tutti gli errori del mister romano
di Antonio Carboni
Era il 26 marzo 2012 quando Andrea Stramaccioni iniziava, con l’entusiasmo di chi da un momento all’altro si ritrova tra le mani l’occasione più importante della sua vita, la sua avventura da allenatore dell’Inter. Uomo carismatico, apprezzato dalla società per la grande simpatia e il buon lavoro svolto con la Primavera, il giovane tecnico romano, dopo alcuni mesi da “traghettatore” a giugno viene confermato da Moratti come allenatore per la stagione 2012/2013.
Dopo un inizio esaltante in cui sembra poter riportare l’Inter ad una posizione decisamente più consona al suo blasone, dal 3 Novembre 2012, in seguito della gara Juventus-Inter terminata con la vittoria dei nerazzurri per 3 reti a 1, la squadra si è improvvisamente spenta e il giovane tecnico romano ha dovuto affrontare dei problemi troppo grossi per chi, appena qualche mese prima, allenava una squadra Primavera.
Da dicembre infatti, una buona dose di sfortuna inizia ad abbattersi addosso alla squadra e per il tecnico romano diventa sempre più difficile riuscire a tirar fuori dal cilindro qualcosa di positivo. La squadra appare stanca e provata fisicamente dalle fatiche di una stagione iniziata troppo presto a causa del preliminare di Europa League e il mister romano, nel tentativo di combinare qualcosa di positivo finisce per stravolgere gli equilibri della squadra e dello spogliatoio.
I vari infortuni creano qualche problema a Stramaccioni che inizia ad operare dei vari cambiamenti di modulo, con un passaggio continuo da una difesa a 3 uomini ad una difesa a 4, che finisce infatti per far perdere la bussola a dei giocatori di valore assoluto come Ranocchia, Samuel e Juan Jesus che si ritrovano nel giro di poche settimane a passare da difensori di livello assoluto a difesa “colabrodo”, incapace di difendere la porta occupata dal sempre positivo Samir Handanovic.
L’arrivo della sosta invernale è l’occasione per far ricaricare le batterie alla squadra, ma la decisione del mister romano di far riprender gli allenamenti il 2 gennaio (ultima squadra d’Italia a tornare in campo dopo le feste), è decisamente discutibile perchè al ritorno in campo a Siena la squadra dimostra una condizione fisica decisamente inaccettabile.
Alla fine di un mercato di gennaio altamente insufficiente, in cui l’unica operazione positiva rimane l’ingaggio del giovane Kovacic, la squadra perde il suo bomber principale Diego Milito a causa della rottura del crociato. Stramaccioni si ritrova con il solo Rocchi, reduce da mesi di tribuna con la Lazio, e probabilmente a causa del nervosismo per la situazione, litiga con Cassano alterando gli equilibri di uno spogliatoio troppo debole per reagire positivamente ad un episodio di questo tipo.
I mesi passano e la situazione peggiora di partita in partita. Arriva l’eliminazione dall’Europa League e la difesa, continua a subire una media di almeno 2 gol a partita, mettendo in luce delle gravi difficoltà specialmente sulle palle inattive. La situazione infortuni continua a peggiorare, la squadra sembra affrontare ogni partita come se l’avesse già persa in partenza e il giovane tecnico, a causa dell’inesperienza che lo porta a voler attaccare anche in una situazione di emergenza totale in cui sarebbe meglio difendere il risultato e cercare di fare qualche punto utile a salvare la stagione, non riesce a trasmettere alla squadra quella sicurezza necessaria per provare ad uscire da un momento tanto delicato.
Moratti cerca di difendere il suo tecnico fino all’ultima gara della stagione, ma quando la squadra subisce una clamorosa umiliazione nel congedo stagionale davanti ai tifosi contro l’Udinese, in cui sarebbe bastato affrontare la gara con piglio difensivista, probabilmente qualcosa cambia anche nella testa del presidente che decide, a causa della forte influenza degli altri dirigenti, di procedere con l’esonero del giovane tecnico romano.
Si conclude così, con un terribile nono posto in classifica, nel pomeriggio del 24 maggio 2013 l’avventura di Andrea Stramaccioni sulla panchina dell’Inter, un’avventura fatta di gioie ma anche di grandi delusioni, da cui il giovane tecnico romano trarrà sicuramente beneficio nel proseguo della sua carriera.
I tifosi nerazzurri lo ricorderanno comunque sempre come colui che, con tanta simpatia e determinazione, ha provato a riportare l’Inter dove merita di stare e che probabilmente con un pizzico di fortuna ed esperienza in più sarebbe ancora l’allenatore dell’Inter per le prossime stagioni. Ciao Strama.