6 Luglio 2019

La Passione di Maurito: la “parabola” discendente del predestinato… a lasciare l’Inter!

Non si tratta di un classico mal di pancia o di una crisi di mezza estate di un calciatore alla ricerca di nuove sfide e trofei, l’intricata vicenda di Mauro Icardi che tormenta il mondo Inter, nasce da lontano e da un qualcosa che forse nessuno conoscerà mai.
L’intricata vicenda in origine comincia come la più romantica delle storie, un amore a prima vista per un ragazzino di origini italiane, cresciuto nella celeberrima Masia catalana e affermatosi nella Genova blucerchiata a suon di gol, sempre pesanti mai banali e a farsi largo in quell’area di rigore che si sarebbe rivelata, come se non si fosse capito da subito, suo habitat naturale. Ausilio lo porta a Milano alla corte di Mazzarri dove, pronti-via, segna alla Juventus (una delle sue vittime preferite) ed è subito forte attrazione dei tifosi.
A solo 22 anni, Roberto Mancini lo rende uno dei più giovani capitani nella storia della Beneamata e lui quella fascia se la prende con una personalità tale che un anno dopo scriverà la sua contestata biografia con il libro “Sempre avanti”. Già, sempre avanti guarda Icardi anche è costretto a rispondere e difendere il suo “interismo” da alcuni membri della Curva Nord che lo accusano disconoscendolo da capitano per la prima volta proprio per talune pagine di quella biografia, probabilmente scritta troppo presto. Ha sempre sostenuto di non soffrire le pressioni Mauro, accettando tutte le critiche sin dal suo “peccato originale” quando si innamora di Wanda Nara compagna del suo grande amico Maxi Lopez. E chi l’avrebbe mai detto o pensato che sarebbe stato proprio il matrimonio con  la bella modella argentina a pregiudicare il rapporto con la sua amata Inter: nonostante la sua tutt’ora giovane età, nessun tifoso dell’Inter che si rispetti, me compreso, potrebbe affermare il contrario e cioè che il ragazzo di Rosario non abbia fino all’ultimo onorato la sua maglia almeno fino al 13 Febbraio scorso, giorno in cui dopo più di mille vissuti da capitano e con in corso trattative ad oltranza per il rinnovo di contratto, con un breve comunicato non motivato della società viene privato della fascia a favore di Samir Handanovic.

Qualcosa all’interno dello spogliatoio evidentemente comincia a non andare come deve, i vertici societari si accorgono o sono informati del fatto che il bomber non sia più in grado di gestire al meglio il suo ruolo all’interno della squadra. Il tifoso interista si interroga scioccato dall’accaduto, puntando il dito sulla società per la decisione tanto brutale quanto improvvisa. E Maurito come affronterà la questione?! Accetterà la situazione come ha sempre fatto, da campione, guardando avanti e pensando solo al campo e ad aiutare la sua Inter, sempre in cima ai suoi pensieri. Invece no, Icardi decide dal canto suo che il torto subito è grave e va affrontato da dissidente; rifiuta le due successive convocazioni ( tra cui lo scontro in Europa League con il Rapid Vienna) inventandosi un infortunio mai esistito mentre sua moglie sui social carica ancor di più la dose di arrabbiatura puntando il dito contro i molti che a suo avviso non conoscono tutta la verità. Ma quanto può valere la verità  in questa faccenda? Quanto pesa la maglia dell’inter, in confronto ad una fascia da capitano strappata e ad una convocazione rifiutata?

CASO ICARDI: CHI HA SBAGLIATO?
Indubbiamente si parla di una vicenda gestita male in cui si evidenziano molte contraddizioni ma soprattutto tante cose non dette. Ed è complicato stabilire in tutto ciò un carnefice e una vittima perché, almeno per quel che mi riguarda, l’unica vera vittima è l’Inter. E in questo senso la contraddizione più grande è quella che vede Mauro postare una lettera in cui esprime il suo enorme attaccamento al club: “Con l’Inter. E nonostante tutto, ho sempre deciso di rimanere. E per amore di questi colori. Ho rifiutato offerte che difficilmente un giocatore professionista avrebbe rifiutato, tanto più in condizioni simili. Ho giocato con dolori fisici che mi portavano alle lacrime dopo la partita, e nei giorni seguenti. Ma ho sempre e solo insistito per scendere in campo, anche contro i consigli medici. Perché scendendo in campo sono riuscito a dimenticare ogni dolore, con l’unico obiettivo di dare tutto quello che potessi per aiutare questi colori all’Inter. Con l’Inter. Per Amore dei colori nerazzurri. Perché c’è solo l’Inter”.
Se davvero cosi è ed è sempre stato come mai questo rancore? quasi due mesi a sostenere a bordo campo la squadra in compagnia della consorte e allo stesso tempo  non far nulla per non allontanarsi; la scelta di un avvocato come mediatore, come se davvero si dovesse trattare un divorzio costretti, a loro dire, dal rispetto e dall’amore venuto meno da parte della società. Quell’amore che Mauro afferma di aver sempre mostrato al punto di giocare con i succitati dolori fisici (altra contraddizione con il falso infortunio)  con conseguenti lacrime a fine partita; un amore che lo ha portato a fare sacrifici, rinunciare ad offerte irrinunciabili e sopportare molto delle cose belle e brutte che, come dice, possono accadere in una famiglia.

Ma la dura verità per Mauro è che una società seria quale l’Internazionale Milano è sempre stata, non può accettare le cose brutte e sicuramente (altrimenti Marotta e company sarebbero dei pazzi scatenati) qualcosa di brutto riguardante l’ex capitano si è verificata. Più che mai, in quel momento storico così delicato, il numero 9 avrebbe potuto e dovuto dimostrare il suo sentimento perché se per alcune società è “vincere l’unica cosa che conta” ,all’Inter, come ha ribadito più volte la Curva Nord, la prima cosa che conta è soprattutto il rispetto dei colori sociali al di là della vittoria sul campo.

In un mondo del calcio dominato dai procuratori, abili comunicatori e scaltri affaristi e dal business (e anche qualcosa in più) che li lega ai propri assistiti, è difficile credere all’amore incondizionato che un calciatore ammette di provare per un club. E con questo non si vuole rinnegare la passione e l’affetto per un attaccante capace di regalarci 124 reti e smisurato affetto  ma si vuole sottolineare come il tifoso interista, storicamente parlando, debba sostenere la squadra come unica “confessione” possibile, magari libero di apprezzare le doti di un calciatore in particolare ma avendo sempre a cuore il bene dell’Inter come interesse primario.
MERCATO E FUTURO: QUAL E’ LA SOLUZIONE MIGLIORE?

Ed ora che ormai il suo valore calcistico sembra passare in secondo piano, il tempo non è stato d’aiuto e l’Inter non ha più bisogno della persona di Icardi pur avendo necessità di un attaccante che abbia  grosso modo le sue stesse caratteristiche. Un paradosso coi fiocchi o un’originale soap-opera che ancor oggi ha, inqualificabilmente, Wanda, dall’alto della sua vanità, autoproclamata protagonista ma che a differenza dei più classici “drammi” argentini, è destinata a finire per il bene dell’Inter e soprattutto della coppia Nara-Icardi.

Mauro ora non ha più bisogno di dimostrare nulla all’Inter e per l’Inter e dovrebbe soltanto ritrovare la serenità dei tempi migliori e la sua forma migliore per affrontare (fosse anche con la Juve o  col Napoli) la sua futura ex squadra come avversario in nessun altro campo al di fuori di quello di calcio. E non ci sarà cosa più bella di farlo, seppur a malincuore, perché davvero sarà stato fatto per amore della sua amata Inter.

Ad maiora Mauro e grazie di tutto.

Di Marco Manniello
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