L’ANGOLO TATTICO: Chievo-Inter
“Da una lacrima sul viso… ho capito tante cose“: se dovessimo scegliere una canzone che faccia da sottofondo alla partita di ieri sera probabilmente opteremmo per quella cantata Bobby Solo. Anche stavolta, le lacrime non sono quelle dei tifosi, ma, come già successo sei giorni fa a San Siro, sono quelle di uno degli attori principali di questo teatrino chiamato Inter: Claudio Ranieri, come Esteban ‘El Cuchu‘ Cambiasso. Già, teatrino, avete letto bene. Perché se c’è qualcosa che, a scapito delle coronarie del cuore nerazzurro, colpisce di questa Inter è la spettacolarità degli eventi. L’abbiamo imparato con Mou, immenso nelle vittorie e pronto al massacro nella sconfitta, e con molta onestà possiamo dire che tale tendenza continua a sopravvivere nell’Inter di oggi, per quanto i successi inizino a mancare per davvero. Ma anche ieri, dopo un mese colmo solo di dolori, è arrivata una vittoria che nelle dinamiche del match ha per certo qualcosa di teatrale: proveremo a descriverlo anche da un punto di vista tattico.
FORMAZIONI – L’Inter ritrova il suo terzino destro più importante, Maicon, al rientro dopo noie muscolari. Accanto a lui, Lucio, Samuel e Nagatomo compongono il quartetto difensivo. A centrocampo mister Ranieri rinuncia a Cambiasso (turno di riposo in vista di Marsiglia) ma non a Zanetti e Stankovic, con il serbo perno della mediana e l’argentino sul centro-destra; dal lato opposto gioca invece Poli, confermato titolare dopo la mezz’ora di grinta di domenica sera col Catania. Dietro le due punte, i bi-Diego Forlan e Milito, giostra Wesley Sneijder, nella speranza che l’olandese torni a rendere ai suoi livelli. Di Carlo non si fida di un’Inter in piena crisi di risultati e sceglie di coprirsi con un 4-3-2-1 che però assume più spesso le sembianze di un 4-5-1. Davanti a Sorrentino la linea a quattro è formata da Frey, Acerbi, Andreolli e Dramè, mentre nello pseudo-centrocampo a tre agiscono Bradley, Luciano e Rigoni. Sammarco (novità del giorno) e Thereau stazionano dietro l’unico attaccante, Sergio Pellissier.
CERCHIO INTER – Fin da subito appare evidente che l’Inter non è la stessa dell’ultima, pessima partita del Meazza, e che sarà il Chievo a non riuscire a sviluppare il suo tipico gioco fatto di toccate e fughe. I nerazzurri, almeno nei primi minuti, attaccano in massa, un po’ come era avvenuto nel primo tempo di Lecce per esempio: merito della mobilità delle due punte e del piede molto ispirato di Sneijder, che, anche se a sprazzi, sarà protagonista di importanti suggerimenti. La corsa di Poli e del solito Zanetti garantisce una maggiore copertura soprattutto sui possibili contropiedi avversari: perché se c’è qualcosa di particolarmente palese nell’Inter del Bentegodi è la flemma, assolutamente fuori luogo, con cui Nagatomo ma soprattutto Maicon affrontano il match. L’impressione che fornisce il numero 13 è quella di un giocatore che, vuoi per una condizione fisica non adeguata vuoi per mancanza di idee, non riesce più a essere decisivo nell’uno contro uno e nei cross dal fondo, merce sempre più rara; questa lentezza si ripercuote anche sul recupero dalla fase offensiva appena terminata, ma, come già detto, Poli e Zanetti fanno sempre buona guardia. Il Chievo comunque è sempre imbottigliato nella propria metà campo, accerchiato dagli uomini di Ranieri che sviluppano un possesso palla inatteso. Il risultato sono diverse conclusioni dalla distanza, un rigore sbagliato dal Principe, la traversa di Sneijder e anche parecchia frustrazione per non essere riusciti a trovare la via del gol: ma i presupposti ci sono tutti.
CONFUSIONE – Il secondo tempo si apre con gli stessi 22 della prima frazione. Ranieri dà fiducia a un Milito che dopo l’errore dal dischetto non era riuscito più a incidere e in generale a un modulo che sta funzionando almeno dal punto di vista difensivo; Di Carlo fa lo stesso, conscio probabilmente che i nerazzurri caleranno fisicamente e che sarà possibile sfruttare meglio gli spazi. In effetti all’inizio della ripresa il Chievo alza il pressing e l’Inter, che comunque in questo periodo ha una riserva d’ossigeno limitata, deve abbassare il suo baricentro, relegando i soli Sneijder, Forlan e Milito alla fase offensiva. Thereau, rispetto al primo tempo, fa più la mezza punta che il centrocampista, ma non riesce quasi mai a lanciare Pellissier; la difesa interista, capitanata da un Samuel in grande serata, riesce invece a non commettere errori decisivi, e così, in un momento di generale confusione, pieno di passaggi sbagliati e di poca lucidità, tutto farebbe presagire un deludente zero a zero.
EFFETTI SPECIALI – Ma come abbiamo detto, l’Inter è un teatrino, e in quanto tale non mancano mai gli effetti speciali: fortunatamente per gli spettatori questa volta sono positivi e non c’è da piangere lacrime di rabbia. Succede tutto nei minuti finali, e non è questione di tattica, perché anche i cambi di Ranieri (Pazzini per Forlan e Cambiasso per Poli) non avevano cambiato molto la situazione e la dinamica del match. Questa volta è tutto merito dei colpi e del cuore dei cosiddetti senatori: da un angolo di Sneijder, Samuel rimane sospeso in area per qualche secondo e colpisce di testa, trafiggendo Sorrentino, fino ad allora insuperabile; dopo tre minuti Zanetti fa il Maicon e si invola sulla fascia destra, a dispetto delle sue 38 primavere: il suo cross è preciso per la testa di Milito, che si riscatta dall’errore del primo tempo e insacca il 2-0, liberando le lacrime del mister. “Da una lacrima sul viso… ho capito tante cose”…