L’edizione odierna del Corriera della Sera propone tra le sue pagine una lunga intervista a Lautaro Martinez. Il capitano dell’Inter ha parlato di molti temi legati al suo passato difficile in Argentina, ai trofei con la Nazionale e con i nerazzurri e infine anche degli obiettivi per il futuro con mister Inzaghi.
Il numero 10 nerazzurro parte raccontando la sua infanzia complicata: “Da piccolo io non avevo niente. A volte non sapevo dove avrei dormito la sera. Sono cose che mi hanno marcato come uomo e tutto quello che ho passato cerco di trasmetterlo in campo. Fuori dal calcio, cerco sempre di dare una mano e sono felice di andare a trovare i bambini che non stanno bene: capisco quello che vivono, le loro difficoltà“.
Anche riuscire a diventare un calciatore non è stato facile per il Toro perché da giovane ha ricevuto dei rifiuti importanti: “Il sogno di diventare calciatore come mio padre l’ho sempre avuto. Ma a 15 anni ho fatto una settimana in prova al Boca Juniors e mi hanno cacciato, dicendomi che non avevo né velocità, né potenza. Quando sono tornato a Bahia Blanca ho detto a papà che volevo divertirmi, lasciare il calcio e cominciare a lavorare. A fine anno è arrivato il Racing, offrendomi un altro provino: ho detto se mi volete vengo, ma prove non ne faccio più. E mi hanno preso”.
Lautaro svela poi il suo stato d’animo per questa astinenza al gol chiarendo quale sia la sua nuova posizione in campo: “Sono un attaccante e vivo per il gol. Però si deve anche analizzare la partita che uno fa. E io in questi mesi sto giocando più lontano dall’area, perché mi piace far salire la squadra: è una cosa che sto aggiungendo al mio gioco e mi sento bene così. Marcus sta più centrale e più avanzato, ma non è una cosa studiata: nasce dalla nostra intesa in campo. L’anno scorso spesso era lui che arretrava un po’ o si allargava, adesso tocca a lui fare più gol”.
Il centravanti classe 1997 parla così della necessità di riposare: “A volte sì, a volte no: riposare mi piace poco, ma a volte le gambe non rispondono, a volte è la testa che non va. Le due cose devono essere collegate e bisogna essere bravi a gestirsi. L’importante, anche quando le cose non riescono come vuoi tu, è dare sempre il 100%. Questa è una cosa che mi porto dentro e cerco di trasmetterla alla squadra da capitano”.
Gli obiettivi per cui compete ancora l’Inter quest’anno sono molti e Lautaro non vuole scegliere tra una nuova finale di Champions e uno Scudetto: “Io voglio tutto. Quando inizi a vincere, non ti vuoi fermare perché sai quanto è bello essere ripagati del lavoro fatto. E questa mentalità voglio trasmetterla anche nelle partitelle. Ho avuto la fortuna di vincere il Mondiale e pensavo che non ci fosse più niente dopo: ma c’è tanto altro”.
Infine il capitano nerazzurro parla del suo allenatore Simone Inzaghi e risponde così ad una domanda sul fatto che sia sottovalutato: “Secondo me sì. Il suo segreto è che continua a volte a pensare come un calciatore, quindi ci capisce tantissimo e vive le cose come noi. Per me poi la fortuna è doppia, perché lui è stato attaccante e quindi mi lascia la testa libera e il sorriso. Sono cose molto positive. Io con Conte ho imparato tantissimo e lo ringrazio. Con Inzaghi sento di essere cresciuto a livello altissimo“.
La conferma dopo gli esami strumentali
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