21 Giugno 2020

Le emozioni di Mazzola per Corso: “Era il pupillo di Moratti, amava farci segnare”

Un racconto ricco di aneddoti e commozione quello dell'ex nerazzurro in ricordo di 'Mariolino'

Sandro Mazzola, Getty Images

mazzola inter

In una bellissima intervista concessa a La Gazzetta dello Sport una delle bandiere dell’Inter, Sandro Mazzola, ricorda con affetto il suo ex compagno di squadra e di gol Mario Corso. La Beneamata, il presidente Moratti, le curiosità e gli episodi di campo: un fiume in piena, in ricordo di ‘Mariolino‘.

IL RICORDO DI CORSO“Gli anni Sessanta distano ormai quasi sessant’anni… Non sapevo che Mario fosse ricoverato in ospedale e quindi sono rimasto ancora più addolorato. Perché abbiamo condiviso molta strada, non solo da calciatori ma anche nelle nostre vite successive. Da dirigente nerazzurro gli chiedevo di andare in giro ad osservare i giovani, per i quali aveva un occhio particolare. E quando Corso veniva a dirmi “quello è da prendere”, lo prendevo senza il minimo dubbio”.

COMPAGNI DI GOL“Gli devo tantissimi gol, davvero. Lui è stato esaltato dalla critica per la capacità di calciare le punizioni, le famose foglie morte, cioè un pallonetto liftato a scavalcare la barriera che poi planava all’improvviso lasciando di sasso il portiere. Certo, bravissimo in quello, ma il suo pezzo forte era il passaggio. Godeva da matti a mandarci a rete. Ci misi un po’ a capire le sue giocate a ridosso dell’area, poi realizzai che quando guardava a sinistra avrebbe passato a destra e viceversa… Il difensore ci cascava sempre e io, muovendomi in anticipo, arrivavo in area in vantaggio: dal suo piede felpato il pallone ti arrivava docile, con i giri contati. Metterlo dentro diventava un esercizio da scuola elementare”.

PUPILLO DI MORATTI“Assoluta verità: il nostro presidente stravedeva per lui, lo divertiva troppo. E glielo dimostrava spesso: ho ancora negli occhi il Mercedes Pagoda che gli regalò ad Appiano Gentile… Ci avevo fatto un pensiero anche io… Ma tutta la famiglia, devo dire, amava Mariolino. Lui aveva un carattere particolare, era di poche parole: bisognava capirlo”.

COMPAGNI“Cercammo di tirarlo dentro al gruppo organizzando dei pedinamenti. Perché Mario ad un certo punto se la filava con aria furtiva e allora noi gli andavamo dietro per capire se andava a donne, a giocare ai cavalli o chissà dove… Beh, non siamo mai riusciti a beccarlo perché sistematicamente ci seminava”.

DIFENSORI“Li faceva ammattire. Con le finte e la facilità di calcio. Ricordo che a fine allenamento Herrera ci faceva allenare i portieri. E Mariolino ogni volta inventava un tiro diverso: noi restavamo a fissarlo come ammaliati”.

HERRERA VOLEVA VENDERLO“Lo metteva in lista di sbarco ogni anno, sì, poi arriva il presidente ed il ds Allodi si ritrovava Corso nella lista dei confermati. Un anno ero in sede a firmare il rinnovo di contratto e Mario esce dall’ufficio di Moratti che aveva appena rinnovato il suo. Il commendatore mi fa entrare e mi chiede: “Allora Sandrino, anche stavolta il Mago dovrà sopportare Mariolino… Tu che ne pensi?”. Ed io pronto: “Sono felice, con lui faccio più gol”. Mariolino, Luisito, Sandrino… Per Angelo Moratti eravamo davvero tutti da coccolare”

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