19 Agosto 2018

L’ex allenatore di Lautaro Martinez: “Somiglia ad Aguero ed arriverà ai suoi livelli. Lo chiamano Toro da quando…”

Manuel Fernandez, tecnico dell'attaccante argentino ai tempi delle giovanili del Racing Avellaneda, lo esalta: "Può coprire tutti i ruoli in attacco"

E’ forse l’uomo del momento in casa Inter: Lautaro Martinez è stata la rivelazione del precampionato, regalando ai tifosi nerazzurri numerosi spunti per i quali avere fiducia, in vista del futuro.

Ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, Manuel Fernandez, allenatore del Toro ai tempi delle giovanili del Racing Avellaneda, ripercorre i primi passi dell’argentino: “Aveva fatto prima un provino al Boca, in cui diceva che lo avevano trattato male. Poi uno del San Lorenzo aveva deciso di non tesserarlo. Ed era molto legato alla famiglia. Faceva fatica a lasciarla”.

“All’inizio” – continua – “ha avuto problemi anche da noi. Nei primi tempi voleva tornare a casa. Dopo una settimana che era con noi partivamo per un torneo a Mar del Plata. Lui non sarebbe voluto venire, era arrivato da poco ma si infortunò Brian Mansilla, che oggi è il centravanti del Racing, così venne lui. In quelle 5-6 partite segnò 12 o 13 gol. I compagni lo soprannominarono El Toro e da allora si preoccuparono tutti che stesse bene, che non avesse nostalgia. Avevano capito che li avrebbe fatti vincere”.

SUL RUOLO – “Può farli tutti: da esterno ha velocità e salta l’uomo, in area ha l’olfatto speciale per il gol. Da 10 ha difesa della palla e capacità di gestirla. Ha mille varianti. La facilità di far gol? Non è la sua caratteristica principale. Io notai subito che sapeva giocare i palloni con entrambi i piedi: in una situazione di difficoltà poteva uscire sia da destra che da sinistra. E quando si spostava da centravanti ad una posizione da numero 10, sapeva gestire la palla, senza mai perderla”.

PARAGONI – “Somiglia ad Aguero. Anche il Kun può stare in area o uscire fuori. Non ho dubbi che possa arrivare ad i suoi livelli”.

FUORI DAL CAMPO – “In tre anni ha fatto i ‘salti’ che di solito si fanno in dieci. Il rischio di perdere la direzione e confonderti è alto. Invece lui ha aumentato l’umiltà e la concentrazione. E’ come se avesse fatto il pieno di fame a casa sua che adesso vuole saziare in fretta”.

SULL’INTER – “Parlo spesso con lui, è concentrato, si trova bene. Uno dei motivi per cui ha scelto l’Inter è per avere più minuti che altrove. Vuole giocare sempre, per adattarsi e crescere”.

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