L’ex Inter Paolillo: “Il calcio è la terza industria in Italia: fondamentale la riduzione dei costi”
L'ex dirigente nerazzurro e padre del Financial Fair Play analizza il destino del nostro calcio dal punto di vista economicoIn una lunga intervista concessa a TMW, l’ex dirigente nerazzurro Ernesto Paolillo, uno dei padri del Financial Fair Play, ha provato a raccontare quello che sarà il futuro del calcio mondiale contraddistinto da numerosi cambiamenti.
CAMBIAMENTI – “Nulla sarà come prima. In questa situazione tutto cambia, soprattutto la vita di chi opera nel business. Noi che ci occupiamo di finanza ed economia possiamo dire che turismo, industrie di trasporti, automobili ed aeronautica soffriranno. Cambieranno e diminuiranno i consumi”
CALCIO – “Il calcio è la terza industria in Italia, terza o quarta nel mondo per quanto muove come indotto. Tutto il mondo del calcio ha vissuto come la borsa: sopra le regole, con una bolla più o meno speculativa. Il FFP aveva acceso i riflettori sui costi e qualcosa di buono ha fatto, però ci sono esagerazioni in quanto a costi ed è ora sotto i riflettori: i ricavi sono fermi, non c’è niente, tutto è bloccato. I costi continuano a esserci, stipendi e strutture. Indubbiamente avremo da fare i conti con un incremento delle perdite. Ogni paese chiede aiuto ai governi per risanare quelli che saranno i deficit dei vari settori con grandi sacrifici”
COSA FARE – “Il calcio sta iniziando a fare lo stesso ma c’è qualcos’altro da fare, ovvero ridimensionare i costi, in modo pratico. Poi la UEFA dovrà fare qualcosa. Come la BCE aiuta i paesi in difficoltà, la Federazione aiuti i vari campionati non dando liquidità e soldi, perché la UEFA ha perdite per il rinvio degli Europei. Aumenteranno i debiti dei club, quel che può fare la UEFA è mettere mano alle normative pro tempore del FFP acconsentendo alcune deroghe. Quali? Non devono diventare una corsa all’acquisto dei calciatori e all’aumento dei debiti. Deve essere il consentimento delle perdite che sono la conseguenza della crisi e dello stop. Il FFP non deve essere bloccato, altrimenti aumenterebbe il gap tra ricchi e poveri”
CONTROMISURE – “Servono deroghe da dare per un tempo non breve. Per un lasso di tempo dobbiamo dare la possibilità di ammortizzare, e dunque non solo per un anno, la mancanza di determinati introiti ma le società devono ridurre i costi. Il costo vivo del personale riguarda la squadra, giocatori e tecnico, per lo più. Non è banale la richiesta di un taglio agli stipendi: se si sacrificano i club, devono farlo tutti. Dovrebbe essere un’iniziativa delle varie Associazioni calciatori, un gesto verso le società. Può essere anche l’allungamento dei contratti per un anno, spalmando gli stipendi”
URGENZE – “Sarebbero misure più o meno assorbibili. Però non possono muoversi i singoli. Sono FIFA e UEFA a dover mettere tutti attorno a un tavolo. Servono le Associazioni, le Leghe, per prendere una decisione univoca per il sistema calcio. E’ impensabile che ci siano chisure e crisi e che i calciatori guadagnino comunque nonostante gli stadi chiusi. Urgente? Assolutamente. Ci illudiamo se pensiamo che tutto riprenderà come prima in pochi mesi. Tutti avranno preso l’abitudine a una minor spesa, a un minor consumo. Le economie post guerra hanno delle similitudini ma nel post bellico c’è un’economia della ricostruzione. Qui la cosa sarà molto lenta”
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