15 Febbraio 2013

L’Inter aspetta ancora il suo Principe per scrivere un lieto fine

Minuto 7 di una partita di Europa League, minuto 7 di una serata gelata di San Valentino, il giorno degli innamorati, un altro giorno, l’ennesimo, dedicato alla propria amata, l’Inter. La scena è semplice, la beffa è tremenda: il difensore del Cluj è in possesso di palla, Diego Alberto Milito, appena rientrato da un fastidioso infortunio e voglioso di mettersi in mostra per recuperare la migliore condizione, va in pressione, il piede sinistro rimane piantato per terra, il ginocchio se ne va invece per i fatti suoi, è crac, la disperazione di Cassano è l’immagine della drammaticità del momento, le urla del Principe la conferma, la barella una sentenza che non lascia alcun margine per la speranza.

The show must go on, l’Inter vince e convince, Palacio sostituisce degnamente Milito e la qualificazione è ipotecata, ma l’ambiente nerazzurro ha per 90 minuti e oltre un orecchio teso all’ospedale di Pavia, è un altalena di emozioni, torna a respirare quando si diffonde la voce che tutto potrebbe ridursi ad una forte distorsione, trattiene il fiato aspettando l’esito degli esami e crolla davanti al verdetto impietoso: lesione al legamento crociato anteriore e al collaterale esterno. 

La faccia di Strama è scurissima, i commenti del Presidente sono carichi di amarezza, l’Inter era tornata a girare con il suo punto di riferimento, con i suoi movimenti e la sua spietatezza sotto porta, lui, Milito, era tornato a respirare l’aria di campo, a giocare, a segnare, a fare quello che fa da sempre, quel minuto 7 e quel destino spietato hanno fatto il resto.

Molti di noi magari credevano che i Principi fossero perfetti, indistruttibili, che richiamassero sempre un lieto fine, molti di noi saranno ancora increduli e non si capaciteranno nel vedere quello stesso giocatore, a distanza di quasi tre anni, prima sul tetto del mondo e poi nell’inferno di un crac, a sentire parole come carriera a rischio a molti di noi sarà venuto di reagire male, no non è possibile che tutto finisca così dopo un prologo così bello e scintillante…

L’amore per il Principe, il giorno di San Valentino, si è fatto sentire, forte come quello della splendida notte di Madrid, forse ancora maggiore, la partita era ancora agli inizi ma la testa e il cuore erano già lì, in quell’ospedale, in un unico grido: “Forza Diego”, una vicinanza manifestata anche da numerose squadre, tra cui il Milan, una delle vittime preferite del Principe, una delle prossime avversarie che, siamo sicuri, Diego avrebbe saputo come punire.

In giorni drammatici come questi, in cui il dramma umano per una carriera a rischio si mischia in un cocktail letale con episodi ancor più angoscianti come l’omicidio commesso, volontariamente o no, da Pistorius e la morte di Carmelo Imbriani, ex Napoli,  a soli 37 anni per una leucemia (alla cui famiglia, la redazione si stringe intorno), è necessario ritrovare quei valori che fanno dello sport un ambiente meraviglioso di aggregazione e di sano divertimento.

Il mondo del calcio ha riconosciuto nel Principe un grande campione ed un patrimonio del calcio, un professionista serio, mai fuori dalle righe. I tifosi nerazzurri, se possibile, nel giorno degli innamorati, hanno consolidato ancor più col Principe un ben saldo rapporto d’amore attraverso i propri messaggi e la propria vicinanza e non a caso, Il Principe, non appena operato, li ha ringraziati per l’immenso affetto dimostrato, unica linfa a volte, in momenti così difficili.

Questa è la storia di Diego Alberto Milito e dell’Inter, una storia su cui non può essere calato il sipario finale, perchè la squadra nerazzurra aspetta ancora che il suo Principe Azzurro la porti a vivere altre esperienze indimenticabili.