Da Orrico a… de Boer? L’Inter e gli avvicendamenti a stagione in corso: ecco com’è andata negli ultimi 25 anni

L'Inter e gli esoneri: storia di un amore lunghissimo Cos'hanno portato i cambi di allenatore all'Inter negli ultimi venticinque anni? L’amore tra l’Inter e gli esoneri è una costante degli ultimi cinque lustri del Biscione, una storia di passione costante che ha prodotto qualcosa come ventiquattro allenatori diversi in venticinque stagioni e che ci ha concesso di osservare ben quattordici avvicendamenti a stagione in corso (quindici se si considera tale anche il passaggio Mancini-de Boer). Ma andiamo a vedere la storia di ogni passaggio di consegne tra allenatori dal 1991 a oggi. --> SCORRI LE SCHEDE PER ANDARE AVANTI NELLA LETTURA Stagione 1991/1992 “L’Inter di Orrico” è diventata proverbiale. Ancora oggi la si cita come uno dei punti più bassi mai raggiunti (a livello di gestione) dalla società nerazzurra nel secondo dopo guerra. Orrico sceglie di andarsene alla 17ª giornata, dopo la sconfitta con l'Atalanta quando si ritrova distante nove punti in classifica dal Milan capolista e immediatamente ai piedi del podio, alle spalle di Juventus e Napoli. Al suo posto viene chiamato a concludere la stagione Luis Suárez, che traghetta la squadra fino all’ottavo posto finale, riuscendo ad abbassare la già non altissima media punti della squadra da quota 1,18 per partita a un desolante 0,94. Il Milan si laurea campione d’Italia con diciotto lunghezze di vantaggio sul Biscione (è ancora l’epoca dei due punti per vittoria). Probabilmente non c’erano le condizioni per continuare con Orrico – tant’è che fu appunto lui a dimettersi – ma il cambio in panchina è stato tutto tranne che fruttifero, per quell’Inter. Stagione 1993/1994 Un’annata schizofrenica e tragica che rappresenta il peggior campionato della storia nerazzurra. Bagnoli viene esautorato e allontanato alla 22ª giornata, dopo la sconfitta con la Lazio, lasciando un’Inter in sesta posizione e a nove punti dal Milan capolista (ma a solo due dalla Lazio quinta e quattro da Juventus e Parma, appaiate al terzo posto, con tutti gli scontri diretti ancora da disputare, a eccezione di quello con i biancocelesti). In Coppa UEFA la squadra era invece a un mese da disputare i quarti di finale contro il Borussia Dortmund dopo un cammino continentale tutto sommato tranquillo. Il subentrato Marini, portato di peso in prima squadra dalla primavera, riesce a portare a casa il trofeo europeo nonostante le tribolazioni ma in Serie A subisce un tracollo che ha dell’aberrante: rimediando qualcosa come otto sconfitte in dodici gare, l’Inter crolla fino al tredicesimo posto e si salva matematicamente solo alla penultima giornata pareggiando con la Roma. Un cambio di allenatore che, in sintesi, porta la squadra dal sesto al tredicesimo posto in dodici partite, nelle quali si raccolgono appena sei punti (2 V, 2 P, 8 S). Nonostante la vittoria della Coppa UEFA, comprensibilmente, l’anno dopo non c’è Marini in panchina. Stagione 1995/1996 L’annata riparte con Ottavio Bianchi in sella dopo la mediocre stagione precedente, culminata con un sesto posto e, soprattutto, segnata dal ritorno dei Moratti al comando dell’Inter. È il primo anno completo del nuovo presidente, che compra diversi nuovi giocatori e ne vende altrettanti ma conferma l’allenatore ereditato dalla precedente gestione. Bianchi viene esonerato dopo quattro giornate, che avevano visto una vittoria, un pareggio e due sconfitte, con la squadra momentaneamente in undicesima posizione. Viene chiamato ancora una volta Luis Suárez a metterci una pezza in attesa che arrivi il nuovo mister designato: Roy Hodgson. Le partite con Luisito in panchina portano in dote quattro punti in campionato che consegnano un'Inter ottava al tecnico inglese che, alla fin della fiera, raggiunge un settimo posto non particolarmente entusiasmante, a -19 dal Milan campione. Stagione 1996/1997 Stagione condita dalle dimissioni del futuro manager della nazionale inglese immediatamente dopo la finale di Coppa UEFA persa ai rigori contro lo Schalke. Per le ultime due giornate di campionato viene chiamato Castellini, all’epoca preparatore dei portieri. Il cambio è ininfluente: terzo era l’inglese, terzo si conferma Castellini. Stagione 1998/1999 L’anno dopo è ancora Gigi Simoni il tecnico dell’Inter. L’ex mister del Napoli viene sollevato dall’incarico dopo l’undicesima giornata (partita vinta con la Salernitana), con la squadra sesta a -5 dalla Fiorentina capolista ma a sole due lunghezze dal secondo posto occupato da Roma e Parma e già certa della qualificazione ai quarti in Champions League. Al suo posto ecco Mircea Lucescu, che non arriva nemmeno a chiudere la stagione perché viene esonerato alla 26ª giornata dopo una partita persa malissimo con la Sampdoria; l’allenatore rumeno chiude la sua avventura in nerazzurro quando la squadra è al nono posto. Per sostituirlo viene prima incaricato Castellini, rimediando appena quattro punti in altrettante gare sicché viene riesumato Hodgson per le ultime quattro giornate. Con il tecnico inglese, l’Inter riesce a risalire all’ottavo posto superando il Bologna col quale, però, deve giocare uno spareggio per l’accesso alla Coppa UEFA. La seconda tranche dell’avventura milanese di Hodgson si conclude con una doppia sconfitta inflittagli dai rossoblù, che si qualificano così per l’Europa. Stagione 2000/2001 La seconda stagione di Lippi parte malissimo, con la sconfitta in Supercoppa Italiana, il disastroso doppio confronto con l’Helsingborg nei preliminari di Champions League e la sconfitta alla prima giornata. L’allenatore viareggino viene allontanato il giorno dopo – per la cronaca la squadra è quattordicesima – e al suo posto giunge Tardelli. La squadra conclude quinta. Stagione 2003/2004 La fine del regno di Héctor Cúper, in soldoni. L’hombre vertical, confermato ancora una volta controvoglia da Massimo Moratti, viene rimosso alla sesta giornata dopo il pareggio in casa del Brescia con la squadra all’ottavo posto in classifica (-7 da Juventus e Milan in testa) ma ancora in corsa per il passaggio del turno in Champions League. Subentra Zaccheroni che in Serie A coglie l’obiettivo minimo del quarto posto. Anche con Zac la squadra è altalenante: Moratti non confermerà l’ex tecnico dell’Udinese a fine anno, nonostante il cambio di allenatore avesse effettivamente portato un piccolo miglioramento in campionato (ma non nelle coppe europee). Stagione 2010/2011 È il primo anno dopo il Triplete: Moratti e la dirigenza scelgono Benítez a inizio anno e lo spagnolo conquista la Supercoppa Italiana ma perde quella europea. Rafa finisce per essere rimosso dall’incarico subito dopo la conquista del Mondiale per Club, quando in campionato l’Inter ha disputato quindici giornate classificandosi per il momento quinta. Al suo posto arriva Leonardo, che inizia una rimonta notevole in Serie A fino a tornare al secondo posto. Leo conserva la seconda piazza riuscendo anche a vincere la Coppa Italia in finale col Palermo. Stagione 2011/2012 La stagione inizia con la notizia della scelta di Leonardo di lasciare l’Inter per andare a fare il dirigente al Paris Saint-Germain e dunque viene nominato Gasperini. L’ex mister del Genoa inizia perdendo la Supercoppa Italiana col Milan, perdendo due delle prime tre sfide di campionato e la dirigenza lo allontana immediatamente, già alla quarta giornata (la prima, in realtà, non si era giocata per rinvio di tutta la Serie A), e al suo posto subentra Ranieri. Con l’allenatore romano, l’Inter risale dal 18esimo posto all’ottavo ma anche l’attuale mister del Leicester viene esonerato quando, alla 29ª giornata, l’Inter perde a Torino la sfida con la Juventus nonostante giochi una delle migliori partite della gestione Ranieri. Per provare ad agguantare il quarto posto, l’Inter sceglie l’allenatore della primavera Stramaccioni come nuovo tecnico ma la classifica finale parla di sesto posto: meglio di quanto fatto con Ranieri ma non abbastanza per arrivare in Champions League. Stramaccioni, comunque, viene confermato anche per l’anno seguente. Stagione 2014/2015 Il ritorno di Mancini sulla panchina dell’Inter si materializza all’undicesima giornata, quando il mister jesino sostituisce un Mazzarri protagonista di buoni risultati in Europa League ma decisamente altalenante in Serie A: la squadra, in quel momento, è già nona, a dodici punti dalla Juventus prima. Il rapporto tra i tifosi e l’allenatore labronico è ormai decisamente logoro e Thohir, imbeccato da Moratti, sceglie di richiamare il Mancio in panchina per provare una difficilissima rincorsa al terzo posto, valido per la qualificazione ai preliminari di Champions League. In realtà la media punti della squadra non cambia, se non in peggio a livello di numeri decimali, e Mancini fallisce clamorosamente l’aggancio a una piazza europea, concludendo l’annata con un nono posto esattamente identico a quello ereditato da Mazzarri. Ciò nonostante, il progetto di ricostruzione e risalita va avanti con lui fino all’epilogo dello scorso agosto che tutti ricordano. 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Giorgio Crico - Autore

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