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L’INTERTINENTE – Inter tra scudetto e Superlega: perché la Finanza del Calcio non prevale sul Calcio di Sangue

L’Inter, che ben figura a Napoli e spadroneggia a La Spezia, non sale alla ribalta delle cronache ed è declassata dagli opinionisti per due ragioni specifiche: perché ha dato dimostrazione che talvolta il gioco propositivo e fluido – quale è stato quello dei soldati di Antonio Conte fra la trasferta partenopea e il dominio in terra ligure – non paga, smentendo tutti gli Esteti, e perché l’attentato mediatico dell’annunciazione della Superlega ha tramortito animi e sensibilità dirottando l’attenzione verso i dibattiti pro o contro la neonata – e già deceduta – manifestazione, piuttosto che concentrarla sui fatti del rettangolo verde.

Antonio Conte, Getty Images

Nel primo caso, sono bastati tre giorni e 180 minuti più recupero affinché i nemici della concretezza e i cantori del guardiolismo – così si legge alla voce “Esteti” – si rintanassero in un silenzio tombale e non si esponessero sul fatto che fraseggi armoniosi e geometrie articolate abbiano fruttato la miseria – che poi tale non è, se apprezzata nell’ottica delle frenate delle inseguitrici – di 2 punti in due gare a Conte e ai suoi, nonostante la mole di occasioni prodotte e vanificate da legni e prodigi dei portieri avversari. In realtà, questo circolo di palati fini che dà risalto ai soli mezzi – la qualità dello stare in campo – e non al fine – dove lo stare in campo ti conduce, a prescindere della sua qualità – compone una categoria alquanto fumosa e pesantemente aleatoria, che non ha ancora trovato un’ubicazione nel mare magnum del calcistico intellettualismo di plastica, ma che non perde mai occasione per spendersi in considerazioni sommarie e palesemente in malafede.

Infatti, Conte si è subito opposto a questa visione così tranciante per la quale chiunque non rispetti i criteri tecnico-tattici di cui sopra, non è degno di competere ad alti livelli, e men che meno d’aver credibilità internazionale. Ciò che l’allenatore salentino sta invece portando avanti è una mentalità alla vittoria che è la combinazione tra il proporsi un obiettivo e la volontà di conseguirlo, ricacciando le ombre del passato – la fragilità psicologica ed emotiva che gli inebrianti strascichi del Triplete hanno comportato – e superando gli ostacoli dei pregiudizi – la spietatezza di certi ex calciatori e giornalisti che non mancano l’appuntamento con la polemica gratuita quando si tratta di Inter.

Questa via culturale professata da Conte può essere parafrasata in un semplice concetto: il Calcio del Sangue. Viscerale, puro, aggregante, unico. Non violento, ma irruento; non scorretto, ma sfacciato; non affascinante, ma tremendamente esaltante. In pratica, l’impulso con cui Conte instilla spirito e sicurezza alla sua armata e il vigore che ha spinto milioni di tifosi ad opporsi alla trovata della Superlega, bollata per altro anche dal tecnico leccese che ne ha puntualizzato le storture di forma e di sostanza.

I principi più gettonati e citati da domenica ad oggi – meritocrazia, sogni, storia, tradizioni – hanno la sorgente comune del Calcio del Sangue, che è il confine impercettibile ma non per questo inesistente che c’è tra intrattenimento e passione: la prima convince a godere del momento, la seconda è un giuramento alla sensibilità che nasce in un attimo e dura in eterno. Soprattutto in questo la prospettiva di una lega di sole società blasonate e ricche (?) ha fallito, ovvero non considerare l’abisso che intercorre fra spettacolo – con un mercato, ma senza un’anima – e identità – con un’anima, ma senza mercato.

Attenzione: qui non c’è alcuno spiffero di difesa nei confronti di UEFA, FIFA e federazioni varie – in parte artefici del dissesto amministrativo ed economico dei tempi odierni -, e tutti sono consapevoli che oggigiorno il Calcio ruoti attorno al denaro e viceversa, ma quella finanziaria non può divenire la condizione principale per valutare la salute del Pallone.

Ecco cosa è sfuggito e continua a sfuggire a Perez, Agnelli, Zhang – anche Lei, caro Presidente, e francamente le aspettative erano diverse e decisamente migliori -, e quelli come loro: il Calcio non muore in assenza di quattrini, semmai si destabilizza e si destruttura, bensì quando i suoi valori vengono scomposti e decadono. Soffermarcisi, di tanto in tanto, non è un mero esercizio umanistico ed astratto, ma un ritornare alla primordialità dell’essenza della sfera di cuoio, sussulto d’amore di ogni appassionato. Lo tengano a mente: la Finanza del Calcio sarà sempre annullata dal Calcio del Sangue.

Alex Angelo D’Addio

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