Il mancato aggancio al Milan e la possibilità di agguantare la vetta per la prima volta in stagione – dopo un inseguimento avviato dalla fine di ottobre – sono stati l’inevitabile conseguenza di un’Inter che sabato non è stata in grado di azzannare un’Udinese ordinata ma modesta, e che si è principalmente persa nelle polemiche scaturite dal battibecco Conte-Maresca.
La serata di oggi offre, dunque, un’opportunità di riscatto immediato: c’è un Derby di Coppa Italia da affrontare e una competizione che merita d’essere onorata e di confermarsi come obiettivo credibile, nonostante le dichiarazioni di Conte nella pancia della Dacia Arena abbiano lasciato intendere che la priorità sarà data al campionato.
Ad ogni modo, ovunque vengano maggiormente concentrate le ambizioni interiste, la necessità più impellente è che l’attacco torni alla spietatezza che ha costretto un’intera Serie A a temerne l’efficacia e la turbolenza. La Lu-La sta oggettivamente stentando da alcune gare e ha peccato di lucidità e di pochissima concretezza, sebbene il suo digiuno sia coinciso con l’esplosione della vena realizzativa del centrocampo.
Se l’astinenza di Lukaku è assolta dall’utilità del belga d’essere un centravanti assoluto, capace di reggere in solitudine il peso del reparto avanzato, la stessa sottolineatura non può valere per Lautaro, che ha il compito di corredare la sua classe sopraffina con una maggiore freddezza sotto porta. Ovviamente, ciò non significa che il contributo di Martinez nell’economia del gioco sia inconsistente o che l’argentino sia addirittura avulso dalla coralità interista, ma semplicemente che alcuni errori di calibrazione e d’imprecisione non possano essere ammessi ad un giocatore che rappresenta un caposaldo tecnico e d’ispirazione per la propria generazione.
Malgrado si batta enormemente e si spenda in maniera strenue, pare che il Toro paghi in latitanza del tabellino dei marcatori questa sua propensione al dedicarsi alla copertura dell’area d’azione avanzata. Che sia la miglior spalla per Big Rom, è sicuro; che però debba affinare la confidenza col goal e riappropriarsi della sicurezza con la quale ha iniziato l’annata, è altrettanto indubbio.
Di certo c’è che la mancanza di alternative non consenta nemmeno di poter rifiatare, e quindi di offrire a Lautaro la possibilità di recuperare energie ed autostima; tuttavia, un puntero della sua levatura e così ambito dalle corti di mezza Europa non può avvalersi dell’alibi di una panchina corta e qualitativamente sprovvista, né potrà proseguire sulla falsariga delle ultime uscite.
Cinismo e accuratezza dovranno essere le parole chiavi affinché Lautaro ritorni a colpire come ha abituato il popolo nerazzurro. Che sia già stasera la (s)volta buona?
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