9 Ottobre 2020

Zanetti, Cambiasso, Milito, Crespo e Veron ospiti al Festival dello Sport! Le loro dichiarazioni

Quattro grandi ex interisti tutti insieme, tra ricordi ed aneddoti

Ospiti al Festival dello Sport organizzato da La Gazzetta dello Sport, dalle ore 18.30 sono stati accolti diversi illustri ex interisti quali Esteban Cambiasso, Javier Zanetti, Diego Milito, Hernan Crespo e Juan Sebastián Verón. Ecco qui di seguito le loro dichiarazioni.

CAMBIASSO
Italia – “Ho vissuto tante emozioni qua in Italia, al di là dei titoli sportivi. Ho due figli nati a Milano, ed anche ora che ho smesso di giocare siamo andati avanti a vivere qua. Milano per me è molto più di qualsiasi vittoria sul campo”.

Ricordi all’Inter – “I ricordi migliori che ho non sono legati alle partite, bensì agli allenamenti, ai giorni vissuti alla Pinetina, nel bene e nel male”.

Paragone Italia-Argentina – “È molto più facile trovare similitudini e differenze. Non molti sanno che più del 60% degli argentini hanno origini italiani, quindi è anche difficile trovare differenze! L’unica, forse, è il fatto che in Argentina se a 18 anni non sei già pronto non emergi più. In Italia, invece, fino ai 24-25 anni hai ancora tempo”.

Calcio cambiato – “Al tempo era permesso anche un gioco molto più fisico, mentre ora ammoniscono subito e quindi non ce lo si può più permettere”.

Giovani italiani – “Io ho sempre portato quello che potevo, cercando di dare il meglio di me anche per i giovani. Tendenzialmente cerco di non dare loro grosse colpe, perché possono avere tante doti ma devono anche avere le opportunità. In Italia, ad esempio, vedo tantissimi giocatori che fanno tutto il settore giovanile, magari vincendo anche dei titoli, e poi per diventare giocatori veri farsi la Serie C, poi la B ed infine la A”.

Dybala e Lautaro – “Sono giocatori bravissimi che per fortuna abbiamo qui in Italia. Sono già il presente ma anche il futuro della nazionale, li vedo in costante crescita nonostante siano arrivati molto giovani. La caratteristica tecnica migliore? Paulo ha una capacità di tiro nello stretto molto importante, non ha necessità di preparare troppo il tiro per farlo molto bene. Lautaro invece si muove benissimo in area: una virtù meno visibile, ma lui in questo eccelle”.

Difficoltà della nazionale – “Il calcio è cresciuto in tutto il mondo, quindi non è facile. Il Mondiale si gioca ogni quattro anni, quindi 20 anni sono di fatto 5 competizioni. Dobbiamo accettare che il calcio è un gioco, dove vince quello più bravo. Non siamo ancora riusciti ad accettarlo”.

Kempes, Maradona e Messi – Kempes è stato il primo eroe a vincere un Mondiale. Maradona è nato nella parte povera dell’Argentina e penso che tutti gli argentini possano rivedersi un po’ in lui, mentre Messi, oggi, è riconosciuto molto più di anni fa. Ora Leo si sta godendo tutto l’amore che si sarebbe meritato già qualche anno fa. Poi per me, Pupi e Diego ad esempio è più difficile trattare Leo come un intoccabile, avendoci giocato insieme”.

Pelé o Maradona – “Su questo non c’è paragone… (ride, ndr)”.

ZANETTI
Ricordi all’Inter – “Il mio primo ricordo è la presentazione che ho vissuto insieme a Rambert. Io ero sconosciuto a tanti, come una giovane scommessa. Arrivare all’Inter era la mia grande priorità, perché in quel club c’erano grandi giocatori e grandi dirigenti. Non scorderò mai quel momento, fu il mio primo passo”.

Calcio cambiato – “Il calcio è cambiato tanto da quando sono arrivato io. Mi ricordo che al mio primo allenamento nessuno mi toglieva la palla, però poi ho imparato a passare di più la palla e le letture tattiche. Sono cambiati anche gli allenamenti: la preparazione, al tempo, si faceva con corse molto lunghe, mentre ora si fanno lavori più specifici e mirati”.

Somiglianze Milito-Lautaro – “Eh, che domanda (ride, ndr)! Diego è stato uno degli attaccanti più forti e conosce molto bene Lautaro, è cresciuto alle sue spalle. Io lo vedo quotidianamente all’Inter e si comporta come un grande professionista, ha sempre voglia di imparare. Gli auguro di cuore una grande carriera, è un ragazzo già prontissimo per la sua età”.

Kempes, Maradona e Messi – “Tutti e tre! Ognuno nel suo momento, è difficile perché a me non piace paragonare e scegliere. Ognuno ha fatto il suo durante il suo periodo, e io come argentino sono felice di averli come connazionali”.

MILITO
Idolo dei tifosi – “Anche io mi commuovo ancora quando ricordiamo la finale di Madrid, sono momenti tra i più belli”.

Consiglio ai giovani argentini in Italia – “Sicuramente ha bisogno di un po’ di tempo, come tutti quando cambiano paese. Il consiglio che posso dargli è di cercare di abituarsi il più presto possibile alla metodologia di lavoro in Italia ed alla Serie A”.

Prossimo fuoriclasse dopo Lautaro – “Trovarne uno come Lautaro è difficile, è completo ed ha dimostrato subito il suo valore. Però di giocatori bravi ce ne sono, noi siamo fortunati perché qui ne nascono spesso”.

Gol più importante – “Sceglierne uno è difficile perché sono stati tanti. Sicuramente mi ricordo il primo, al Genoa, contro l’Ascoli, gennaio 2004. Quello ebbe un significato speciale ovviamente, segnai quasi al primo pallone toccato. E poi, un gol per me importantissimo è stato quello di Siena nel 2010. Ci ha permesso di vincere uno Scudetto all’ultima giornata”.

Scudetto – “Sicuramente il gap tra Inter e Juventus è diminuito, già l’anno scorso. Logicamente mi fa molto piacere vedere una grande squadra, mi auguro possa lottare fino alla fine per il titolo”.

CRESPO
Differenze tra calcio argentino e italiano da allenatore – “Come dicevano Javier ed Esteban, l’Argentina è un paese esportatore di talenti, mentre in Italia arrivano già pronti. In Argentina trovi un po’ di tutto: il giovane emergente, quello che ancora non ha fatto il salto di qualità, quello più esperto che torna in patria, quelli che non sono mai riusciti a decollare. Diventa un grande mix che diventa una palestra enorme per gli allenatori”.

Lautaro – “Lautaro sta giocando in una top club europeo. Detto questo, lui ha una mentalità ed una personalità che gli permetterà di essere il centravanti dell’Inter per molti anni. Lautaro ha fatto dal Racing all’Inter, un grosso salto in avanti. Dopo un primo anno da titolare come questo, credo che per il suo bene debba cercare un po’ di stabilità. Quest’anno, se vuoi vincere lo Scudetto, devi avere un certo numero di gol garantiti, e lui dà una grande mano all’Inter. Affrontare la stagione con la responsabilità di dover fare 20 gol all’anno nell’Inter ti fa maturare”.

Allenatore alla Conte o alla Ancelotti – “Caratterialmente Antonio lo conosco poco, mentre con Carlo ho condiviso tante esperienze, quindi forse mi trovo più vicino a lui”.

VERON
Calcio visto da giocatore e dirigente – “L’allenatore non l’ho mai fatto ma sono molto vicino a coloro che lo fanno. Il calcio è uno, alla fine quando sei fuori dal campo hai più possibilità di vederlo dall’alto, ed è molto facile. Decifrarlo dal campo invece è più difficile, anche se noi siamo abituati. L’allenatore deve anche riuscire a convincere 30 ragazzi a portare una sola idea sul campo, che è una cosa molto complessa. Fare l’allenatore secondo me è la cosa più difficile, ho molta stima di coloro che scelgono questa strada. Fare il dirigente invece non è facile, però è una cosa dove si trova e si gestisce grande passione, soprattutto qui in Argentina”.

Calcio italiano – “Secondo me è sempre stato il campionato più difficile al mondo, però si è cullato troppo di questo. Una volta che si è accorto che il calcio inglese e spagnolo lo hanno superato si è ‘svegliato’. Oggi ci sono nuovi allenatori, con nuove idee, e quindi ha trovato un processo col quale si è modernizzato. E si vede anche nella nazionale”.

‘Cattiveria’ – “Non solo quella è importante. Fondamentale è la fame che ti porti addosso di diventare il più forte di tutti. Senza quella, puoi essere cattivo fin che vuoi ma sarai uno dei tanti. Per fare strada soprattutto nelle grandi squadre devi avere anche altre virtù”.

Giocatore in cui ti rivedi – “C’è un ragazzo argentino, Joaquin Correa, che conosco fin da ragazzino, che ha grandi qualità anche se gioca più avanti di dove giocavo io. Può ancora migliorare tantissimo, ma forse ha quelle caratteristiche che avevo io”.

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