Lucio ricorda: “Nessun rancore con Conte, ottimo allenatore. Derby? Ero un talismano! Quello 0-4 del 2010…”
L'ex centrale nerazzurro si racconta in una lunga intervista a tema derbyA poco più di 24 ore dall’attesissimo derby di Milano, La Gazzetta dello Sport ha voluto affrontare questa giornata di vigilia dedicandosi ad un derby ‘do Brazil’, intervistando due icone verdeoro che hanno fatto a loro modo la storia della stracittadina per entrambe le squadre: Lucio per la sponda Inter, che noi di Passioneinter.com avevamo già intervistato una settimana fa, e Kakà per la sponda Milan. Ecco le dichiarazioni dell’ex centrale nerazzurro.
Ex calciatore – “Sono felice di tutto quello che ho vissuto in carriera, ora mi dedicherò molto di più alla famiglia. Quest’anno starò in Brasile con loro, ma ho già l’idea di venire in Europa a studiare per restare nel calcio. Una cosa è giocare, un’altra allenare”.
Derby – “È una partita speciale tra due grandi squadre con grandi tifoserie: i miei derby li ricordo bene, ne ho giocati 5 e vinti 4. Forse portavo fortuna… L’atmosfera del Meazza è bellissima, i tifosi si comportano bene, c’è grande rispetto tra la gente. Per me Inter-Milan è il “clasico” più importante del mondo”.
0-4 nel 2010 – “Fu una partita pazzesca: Sneijder era appena arrivato e fece la differenza, Maicon e Thiago Motta segnarono e giocarono molto bene. Non era un risultato qualunque per un derby ma avevamo dimostrato di essere molto più forti. Avevamo più qualità e fu una partita chiave della stagione”.
Cosa rimane 10 anni dopo – “La notte di Madrid non si può dimenticare, ma tutta quella stagione fu incredibile: in testa avevamo solo l’idea di vincere e ci riuscimmo. Penso a Mourinho: aveva un carattere e una personalità forte e ha dato tantissimo alla mia carriera. È lui il miglior allenatore con cui ho lavorato. Mi ricordo l’entusiasmo della gente quando ci qualificammo per la finale. E poi le ore prima della partita a Madrid e il fischio finale, la festa in campo con mio figlio. Infine il presidente Moratti: un vero gentleman, il nostro primo tifoso. La sua energia contagiò tutta la squadra”.
Juve – “Fu un errore. Nel 2012 era cambiato tutto, c’era un allenatore, Stramaccioni, che mi diceva di restare ma non era ciò che voleva. Infatti ogni 10 minuti mi chiamava Branca e mi diceva di trovarmi una squadra. Non era facile dopo tutto quello che avevo fatto all’Inter. Non arrivavano contratti forti, all’ultimo giorno non avevo altre opzioni: il mio manager mi disse di andare alla Juve. Ma è stata una decisione sbagliata”.
Nessun feeling con Conte – “Di Conte dico che è un buon allenatore, quello che è successo ci poteva stare. Bonucci rischiava una lunga squalifica e Conte mi disse che avrei giocato io, poi non è successo e non ho trovato spazio. Sono stato poco alla Juve, non ho provato per i bianconeri quell’affetto che ho sentito sempre nei confronti dell’Inter”.
Oggi Conte è all’Inter – “Non ho rancore nei confronti del mister. Lo reputo un tecnico davvero preparato, che si dedica molto alla squadra e le trasmette tanto: può essere l’allenatore giusto per riportare l’Inter in alto”.
Fattore decisivo – “Finalmente l’Inter lotta di nuovo con la Juve per lo scudetto. Qui in Brasile si dice che non è bello che vincano sempre i bianconeri. È bello invece che in un Paese con grandi squadre come l’Italia ci sia un duello come quello di quest’anno”.
Difesa Inter – “In Serie A la difesa è fondamentale, l’ho imparato ai miei tempi: la prima cosa che serve per vincere è non prendere gol. Noi nel 2010 abbiamo vinto perché non prendevamo gol, per questo abbiamo fatto fuori squadroni come Chelsea e Barcellona”.
Godin in difficoltà – “Un po’ di difficoltà ci può stare, ma Diego ha carisma e visione di gioco. Può essere ancora molto importante in questa stagione: noi avevano giocatori come Sneijder, Eto’o, Zanetti. Con la loro esperienza aiutavano tanto la squadra”.
Lukaku – “Mi piace molto, in Italia serve avere un attaccante forte, tosto come lui: devi avere il fisico per rompere le difese. Lukaku è il numero 9 giusto per l’Inter, ha le caratteristiche perfette”.
Cattivo rapporto con Ibrahimovic – “È un attaccante molto forte e molti dicono che è arrogante, però non lo conosco abbastanza per confermare questo giudizio. All’Inter ci siamo allenati insieme una settimana: io arrivavo, lui andava a Barcellona. Marcarlo è difficile: i corpo a corpo con lui sono difficili perché è grande e forte. Quando lo affrontavo la prima cosa a cui pensavo era il pallone, non il corpo”.
Paquetà in difficoltà – “In Italia lo seguo poco, lo ammetto. Me lo ricordo al Flamengo: ha tecnica e visione di gioco, però qui in Brasile c’è un altro modo di giocare, più lento, più tecnico. In Europa è diverso e giocatori così quando arrivano soffrono se non sono preparati”.
Pronostico – “Finisce 3-1 per l’Inter: non ho dubbi”.
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