Antonio Conte come José Mourinho non è solo un modo dire, è una realtà che si riflette nel modo che i giocatori hanno di parlare del tecnico salentino, vedi Romelu Lukaku questa sera a La Tribune: “Per lui combatterò fino alla morte – ha detto l’attaccante belga – Non ci fu la possibilità di lavorare insieme al Chelsea, ma ho sempre pensato che dopo aver lasciato il Manchester United con lui sarei migliorato davvero”. E ancora, sui primi momenti con Conte all’Inter: “Mi ha detto chiaramente: ‘Se non lavori in allenamento, non giocherai’. In carriera è sempre fondamentale incontrare persone sincere nei tuoi confronti: è capitato a campioni come Eto’o, Drogba, Henry…”.
E’ vero, a Conte mancherà il Triplete, e forse il nome di Mourinho è – insieme a quello di Herrera – tra quelli irraggiungibili nella storia dell’Inter. Ma, a modo suo, anche questo Scudetto, quello di quest’anno, è storia. E arriva – oltreché dalla bravura del tecnico – anche dalla personalità di giocatori come Lukaku, uno che, da quando è arrivato all’Inter, pare aver dato una svolta netta alla sua carriera: “Ho avuto troppi momenti in cui mi sono arreso nel corso della carriera – ha raccontato – Lì mi sono detto: ‘Basta, sono stanco, ho 27 anni ed è ora di cambiare. Il mio lavoro però non si ferma qui: sono felice perché abbiamo vinto un titolo, ma sto già puntando all’Europeo perché è molto importante”.
Infine, una battuta sui suoi festeggiamenti dopo il fischio finale di Sassuolo–Atalanta: “Ho pensato che sarebbe stato bello uscire in macchina e sono felice di averlo fatto: sono contento per tutti gli interisti del mondo, ma anche per la squadra, il mister, la società, il presidente – ha detto – È la stagione più bella mia carriera: spero di aprire un ciclo con l’Inter”.
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