FOCUS – L’urlo delle polemiche offusca quello delle vittorie
C’è chi già inneggia al miracolo, alla resurrezione, chi non riesce a smettere di stropicciarsi gli occhi per le ultime vittorie in fila degli stessi giocatori bolliti di poche settimane fa. Tutto bello, una mezza impresa, una classifica scalata in tre settimane, dalla ipotetica retrocessione alla quasi Champions: fatti che avrebbero riacceso gli animi più tetri e spinto tifosi a seguire la propria squadra anche per un’amichevole al polo sud.
TIFOSI ESIGENTI- Sarebbe un quadro perfetto se non fosse che stiamo parlando dell’Inter e della sua tifoseria. Un tifo caldo quanto esigente, gioioso per le vittorie quanto insofferente dopo il primo errore di un giocatore che ha la metà degli anni del nostro capitano. Tifosi che hanno avuto una inebriante quantità di vittoria che ha forse alterato i sensi di anni di tifo astemio. Sarà per questo o per motivi piuttosto oscuri, sta di fatto che dopo il filotto di vittorie c’è chi critica l’allenatore, chi caccerebbe i giocatori, chi si lamenta di aver fatto un gol solo e dopo il poker contro il Lecce le critiche vanno a alla difesa immobile sull’unico gol del Lecce.
TRA PALCO E REALTA’ – Un signor tifoso interista, Luciano Ligabue, ha spesso dedicato all’amata squadra nerazzurra alcuni versi delle sue canzoni, ma stasera vorrei richiamare l’attenzione su un testo dedicato più alla musica che al calcio ma che ben descrive quella che è l’aspettativa di un pubblico abituato a un bello spettacolo e che si aspetta a ogni replica lo stesso finale, la stessa intensità.
“Abbiamo andate e ritorni violenti o troppo accesi o troppo spenti. E non abbiamo chi ci fa sconti che quando è ora si saluterà. E ce l’abbiamo qualche speranza forse qualcuno ci ricorderà.”
Questo potrebbe essere l’appello di tutti i giovani, ma anche dei senatori, che ogni domenica cercano, almeno in questo ultimo periodo, di dedicare una gioia profonda a quei tifosi sugli spalti. Ma loro giudicano perchè si sentono in dovere di farlo, perchè c’erano quando quella corazzata distruggeva ogni avversario trovasse sulla sua strada, lo fanno come se ognuno di loro fosse l’allenatore di quella Inter, tanto alta è stata l’identificazione con Mourinho. Ma vivere il passato serve solo a quelli che non chiedono nulla al proprio futuro. Non dobbiamo fare il grave errore di cancellare le fatiche patite prima di arrivare alle gloriose vittorie, non possiamo chiedere a gente come Castaignos, 13 anni in meno all’anagrafe di Milito, che ogni tocco sia perfetto come un giocatore all’apice della sua carriera.
TIFO SINCERO – Qualcuno coerente e lucido però c’è, sono tanti ma non sono tutti quelli che anche davanti a quattro vittorie consecutive sanno solo trovare le critiche. C’è chi, pur ammettendo i limiti di una squadra piuttosto transitoria tra i fasti del passato e le aspettative del futuro, apprezza i piccoli passi dei giovani e il forte apporto degli esperti in un’amalgama fondamentale per poter tornare a chiamare questo gruppo una squadra. Se proprio il passato, questa ombra incombente con il suo peso, vuole davvero essere citato con le parole del suo simbolo, dell’amato Josè, allora si ricordi e si tenga davvero ben presente questa sua frase “I tifosi dell’Inter ,nn sono per niente calorosi,vanno allo stadio come se andassero al teatro.” Dopo questa frase a San Siro ci fu solo urla e stridori di denti per gli avversari, possibile che dopo solo tre anni non ci sia da rivoluzionare solo la squadra ma anche la tifoseria?