Malagò: “Scudetto? Non vorrei essere nei panni di Conte. Il challenge spezza troppo la competizione”
Il presidente del Coni tra l'emergenza Coronavirus, la lotta scudetto ed i rischi dello sportIntervistato dalle pagine del Corriere dello Sport, il presidente del Coni Giovanni Malagò ha parlato a lungo dell’emergenza Coronavirus che ha paralizzato lo sport italiano, concentrando poi il suo discorso in parte anche sull’ambito calcistico.
LO SPORT PAGA PER L’ALLARME – “Da uomo delle istituzioni credo che si sia voluto dare un segnale di sensibilità e di attenzione e confermare la priorità della salute pubblica. Ma questo ha innescato una serie di reazioni a catena con le quali ci troviamo a fare i conti. Da lunedì che si fa? Non posso che sperare che il rispetto delle prescrizioni adottate rimetta il Paese nelle condizioni di rientrare nella normalità. Ma nessuno lo può garantire e, di conseguenza, penso che si stia navigando a vista”
DOPING – “Nel calcio i controlli ci sono e sono rigorosi. È vero, tuttavia, che riguardano due soggetti a partita, mentre tra titolari e riserve ne vanno in campo una quarantina”
REGOLA SUI FALLI DI MANO – “A volte guardo le partite con mio padre. La sua generazione non ha conosciuto neanche la moviola. Mi chiede: ti sembra normale punire la casualità? Penso di averle risposto. Challenge come soluzione? Sinceramente, non credo. Temo che spezzetterebbe troppo la competizione. Credo che bisognerebbe lavorare a monte. Migliorare la qualità delle decisioni e il rapporto arbitro-Var”
SCUDETTO – “Dittatura finita della Juventus? Mi pare un dato acquisito. Chi ha più chances tra Lazio e Inter? Faccio un ragionamento di buon senso: chi è concentrato su una sola competizione può metterci dentro tutte le energie fisiche e mentali. La Lazio vive questa condizione. Vale un vantaggio chiaro? Non userei questa parola. Però, se penso solo alle incertezze dell’Inter sul calendario, anche per via del Coronavirus, non vorrei stare nei panni del povero Conte”
SUPER CHAMPIONS – “Penso che si confrontano ormai due realtà. Le leghe europee, tutte, dalla Premier alla Liga fino alla serie A, difendono la storia e i campionati nazionali. Ma piaccia o non piaccia, ci sono oggi in Europa 16, o piuttosto 24, o forse 36 squadre che si pongono la stessa domanda: che senso ha continuare a far giocare Real Madrid-Leganes? Ed è una domanda che ha un fondamento. Negarla significa porsi fuori dalla realtà, in un passato nostalgico. Se si tira troppo la corda, c’è il rischio che si produca una scissione. E che si rompa il giocattolo. Meglio trattare, con la ragionevolezza. La strada si trova”
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